Sergey Brin: Apple e Facebook minacciano libertà di Internet

Per il cofondatore di Google le lobby del copyright, la censura governativa e i giardini recintati minacciano il web.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-04-2012]

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La libertà del web - e della Rete in generale - non ha mai corso pericoli tanto grandi quanto quelli che si trova ad affrontare ora.

È questa, in estrema sintesi, l'opinione che il cofondatore di Google Sergey Brin ha espresso in un'intervista al britannico The Guardian.

Nel corso dell'intervista, Brin ha individuato tre nemici di Internet: i governi autoritari che censurano il web o impongono regole restrittive; alcune aziende molto potenti; le lobby che combattono la pirateria.

Questi tre elementi insieme sono quelli che spingono Brin a sostenere che il web così come lo conosciamo è seriamente minacciato, e già ora è molto diverso da quello che era ai tempi della nascita di Google.

Da un lato, infatti, ci sono i governi che pretendono di controllare gli accessi e le comunicazioni dei cittadini: valga come esempio la situazione che esiste in Cina, Paese che Google ha parzialmente abbandonato proprio per non dover sottostare alla censura.

Allo stesso modo, i pericoli vengono da quei Paesi come l'Arabia Saudita, l'Iran, la Siria e altri in cui sistematicamente vengono adottate misure per limitare le comunicazioni o ridurre al silenzio le voci discordanti.

Dall'altro lato vi sono tutte quelle iniziative per la creazione di leggi - SOPA, PIPA, ma anche ACTA e la recente CISPA - che mettano gli interessi dei creatori di contenuti al di sopra della libertà dello scambio di informazioni, usando come pretesto la lotta alla pirateria e alla contraffazione ma scoraggiando in realtà gli acquisti legali.

«Non vi provo da anni» - spiega Brin - «ma quando si visita un sito pirata, si sceglie ciò che piace; lo si scarica sul dispositivo che si preferisce e funzionerà - invece, affrontare tutti quei passaggi per acquistare contenuti legali, scoraggia la gente dall'acquistare».

In mezzo, vi sono alcuni nemici che hanno un nome e una faccia, o almeno un logo: sono realtà come Apple e Facebook, responsabili di aver creato quelli che da tempo Google definisce «walled gardens», giardini recintati in cui la libertà degli utenti è limitata dalle ferree regole imposte da chi gestisce il tutto.

A parere di Brin, le piattaforme proprietarie all'interno delle quali gli utenti sono costretti rischiano di soffocare l'innovazione: «c'è molto da perdere» ha dichiarato il cofondatore di Google. «Per esempio, tutte le informazioni nelle app: i dati non possono essere raggiunti dai web crawler. Non si possono cercare».

Brin si spinge a immaginare che, in un web dominato da Facebook, una realtà come Google non potrebbe mai nascere: «devi giocare secondo le loro regole, che sono molto restrittive. Il tipo di ambiente in cui abbiamo sviluppato Google, la ragione per cui siamo stati in grado di sviluppare un motore di ricerca, è che il web era veramente aperto. Una volta che si impongono troppe regole, si soffoca l'innovazione».

C'è, in queste affermazioni, un'eco della lunga battaglia tra Google e Facebook, con la prima che accusa la seconda di aver approfittato delle informazioni fornitele - «Facebook ha succhiato i contatti di Gmail per anni» - senza concedere in cambio alcuna interoperabilità.

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