La retina fotovoltaica che cura la cecità

Funziona come un pannello solare, eliminando la necessità di fili e alimentatori.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-05-2012]

retina fotovoltaica occhio bionico

Grazie al lavoro di un team di ricercatori dell'Università di Stanford, in California, l'occhio bionico diventa sempre più una realtà.

Il gruppo, coordinato dal dottor James Loudin ha creato un sistema poco invasivo che permette a chi è afflitto da malattie degenerative della retina di recuperare parte della vista.

Il sistema si basa su un paio di occhiali che ricevono le immagini - elaborate da un minuscolo computer portatile - da una telecamera e attivano un raggio di luce infrarossa che colpisce l'occhio.

Lì, all'intero di una "tasca" ricavata nella retina, un chirurgo avrà inserito un particolare chip che lavora in maniera simile a un pannello solare, convertendo la luce (il raggio di luce infrarossa proveniente dagli occhiali) in elettricità; il segnale elettrico passa quindi al nervo ottico, che lo trasmette al cervello.

L'utilizzo della luce infrarossa è indispensabile, perché la luce naturale è circa un migliaio di volte troppo debole per poter alimentare l'impianto.

«La reazione della retina può essere attivata mediante una luce nel vicino infrarosso con una lunghezza d'onda di almeno due ordini di grandezza inferiore ai limiti di sicurezza oculari, importante per evitare il riscaldamento del tessuto» hanno affermato gli ideatori del progetto.

Rispetto alle alternative disponibili finora, l'utilizzo di un sistema di alimentazione fotovoltaico permette di eliminare la necessità di alimentare il chip inserito nell'occhio con un apparecchio esterno, da collegare al chip stesso tramite dei cavi.

«Dato che l'impianto fotovoltaico è sottile e senza fili, la procedura chirurgica è molto più semplice rispetto a quella richiesta da altre protesi alla retina. Un impianto pienamente integrato e senza fili come questo promette di ripristinare la visione utile ai pazienti resi ciechi da malattie degenerative della retina» spiegano i ricercatori.

Al momento il sistema non è stato ancora testato sull'uomo, ma sui ratti ha già permesso di raccogliere risultati positivi, funzionando secondo le aspettative.

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