Germania e Italia, due culture di fronte al Datagate

Due atteggiamenti molto diversi di fronte allo scandalo delle intercettazioni USA.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-10-2013]

United stasi of america

Ben diverse sono state le reazioni di fronte alla rivelazione che i servizi segreti militari statunitensi monitoravano le conversazioni telefoniche e le email della Merkel e dei politici italiani: molte dure quelle della Merkel e molto soft quelle dei nostri governanti.

Alcuni saranno portati a giustificare questa differenza considerando il diverso peso che hanno le due nazioni.

La Germania, la locomotiva d'Europa, con un premier reduce da elezioni politiche vinte alla grande, è uno dei pochi Paesi occidentali in crescita come Pil ed esportazioni: uno Stato solido e con i conti in ordine.

L'Italia è il fanalino di coda dell'Europa: un Pil in continuo e forte calo, un debito pubblico disastroso, un premier ostaggio di una maggioranza appesa alle vicende giudiziarie di Berlusconi, condannato per frode fiscale e rinviato a giudizio per corruzione di parlamentari. Il senso dell'indipendenza e la dignità nazionale variano molto a seconda che tu sia un Paese fortissimo o un Paese debolissimo.

D'altra parte, perché intercettare sistematicamente Berlusconi, o Monti, o Letta? In fondo l'Italia è impegnata al fianco degli USA in Afghanistan, ma anche in Iraq, dove abbiamo istruttori di polizia. E spendiamo un miliardo di euro all'anno in missioni militari.

Se siamo stati intercettati poco, è perché oltre a essere deboli siamo fedeli: siamo il migliore o quasi alleato degli Usa, pronto a scimmiottarne anche i sistemi politici, dal maggioritario al presidenzialismo.

Le intercettazioni ci sono state, perfino quelle inglesi e certamente quelle cinesi, per copiare i nostri segreti industriai (qualcuno ne abbiamo ancora), ma non ci inquietano più di tanto. E' innanzitutto una questione culturale.

In Germania, al contrario, non si può tollerare l'idea di essere intercettati. Se la Gestapo aveva costruito un sistema di controllo della vita comunitaria quasi perfetto, la Germania comunista con la sua Stasi lo ha perfezionato.

E' ancora vivissima la memoria del sistema spionistico della Germania dell'Est, che controllava le comunicazioni di tutti i suoi abitanti, ma riusciva a infiltrarsi molto bene anche nell'amministrazione pubblica della Germania dell'Ovest, fino ad arrivare al Cancelliere: milioni di dossier sugli spiati sono un'eredità difficile da gestire.

Da Barack Obama, presidente della maggiore nazione capitalistica e democratica, i tedeschi non vogliono subire quello che gli hanno fatto passare Honecker e Breznev.

Per gli italiani è diverso: allo spionaggio dell'Ovra, la polizia segreta di Mussolini, si è sostituita la centrale spionistica di Scelba e poi dopo quella del Sismi degli anni '70 e poi ancora fino al caso Tavaroli.

Tutti in Italia accusano i servizi segreti di spiarli: da Almirante ad Andreotti (che è stato accusato a sua volta di averli usati a fini personali) da D'Alema a Berlusconi. Tutti si dichiarano vittime dei servizi segreti italiani e di quelli americani, e nel contempo vengono accusati di usarli spregiudicatamente.

In un Paese pieno di segreti di Pulcinella e di intercettazioni "legali" che finiscono sempre sui giornali, le intercettazioni e le spie non ci fanno né caldo né freddo. Al massimo sono come la pizza: un'icona nazionale, il segreto della nostra identità di popolo.

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Pier Luigi Tolardo