Per rubare le impronte digitali basta una foto

Una nuova tecnica, rapida e semplice, fa crollare il mito della sicurezza biometrica.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-01-2015]

impronte digitali foto CCC

La pretesa inviolabilità dell'identifica-
zione biometrica ha subito un altro duro colpo.

In occasione del Chaos Communication Congress, evento organizzato dall'associazione di hacker europei Chaos Computer Club, è stato mostrato come sia facile ricostruire un'impronta digitale partendo da delle semplifici fotografie.

La dimostrazione è stata fatta dall'hacker Jan Krissler (membro del CCC e noto anche come Starbug). Krissler afferma di aver adoperato «una fotocamera standard», di quelle normalmente in commercio, per scattare foto al ministro della difesa tedesco Ursula von der Leyen in occasione di eventi pubblici.

In questo modo è riuscito a ottenere un primo piano del pollice, foto che poi ha integrato con altre scattate da diverse angolazioni usando normali software di ritocco fotografico.

Il risultato di questo lavoro è un'immagine dell'impronta digitale che potrebbe tranquillamente essere usata per sbloccare i sistemi di identificazione biometrica come il TouchID dell'iPhone.

L'affermazione non è stata messa alla prova ma, considerando come già in passato sia stato dimostrato che è tutt'altro che impossibile ingannare i lettori di impronte, si può prenderla per buona con un certo grado di fiducia.

Krissler ha quindi suggerito che in futuro «i politici probabilmente vorranno indossare dei guanti durante i discorsi pubblici».

Come dicevamo, la sicurezza di questi sistemi di identificazione è da tempo in discussione. Per questo motivo, come segnala la BBC, la ricerca si sta muovendo verso sistemi biometrici che non si basino su dati statici, come il riconoscimento facciale o quello delle impronte digitali.

«Stiamo iniziando a cercare alternative in cui il dato biometrico è vivo - come il riconoscimento delle vene nelle dita, l'analisi della camminata - che vengono scelte perché la persona deve possedere questi dati ed esibirli "dal vivo"» afferma il professor Alan Woodward, della Surrey University.

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