La startup che impianta microchip nei dipendenti

Con un gesto della mano si aprono le porte, si fanno acquisti e si timbra il cartellino.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-04-2017]

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L'Epicenter è una "incubatrice di startup": ha sede a Stoccolma, e si propone come cuore dell'innovazione svedese.

Non è strano che quindi proprio lì si sia deciso di sostituire dispositivi antiquati come chiavi, tessere e carte di credito con un ben più moderno microchip impiantato direttamente nel corpo dei dipendenti delle varie aziende operanti nel Centro.

Il chip si installa con un'iniezione, generalmente quasi indolore, fatta tra il pollice e l'indice. Una volta che esso è in posizione, grazie alla tecnologia NFC è sufficiente un gesto della mano per aprire le porte, azionare una stampante, acquistare un caffè dalla macchinetta, timbrare il cartellino e molto altro ancora.

L'idea è diventata subito popolare e in molti sono accorsi con entusiasmo a farsi impiantare il chip.

«Io credo che il vantaggio maggiore sia la comodità» spiega Patrick Mesterton, CEO di Epicenter. «In pratica, sostituisce un sacco di cose che bisognava portarsi dietro, dalle carte di credito alle chiavi».

Mesterton stesso afferma tuttavia che egli stesso era inizialmente dubbioso, soprattutto per quanto riguarda le implicazioni per la privacy: il chip conserva diverse informazioni personali.

Dai dati al suo interno si può per esempio capire quando un dipendente arriva e quando lascia il posto di lavoro, o che cosa compra, o persino quante volte si alza per andare alla toilette. E non è possibile sbarazzarsene o, quantomeno, non tanto facilmente quanto abbandonare lo smartphone o una tessera.

«Naturalmente mettere qualcosa all'interno del corpo è un grosso passo. Ma d'altra parte, da tempo le persone impiantano cose all'interno del proprio corpo, come i pacemaker per controllare il cuore» ragiona Mesterton, sorvolando sul fatto che un pacemaker si mette per restare in vita, mentre il chip è adottato - per ammissione di Mesterton stesso - semplicemente per «comodità».

Dal gennaio 2015, mese in cui i primi chip vennero impiantati, fino a oggi, 150 dei 2.000 dipendenti che lavorano per le oltre 100 aziende che hanno sede all'Epicenter si sono fatti inserire il chip.

I 150, come ci si aspetta, non sono particolarmente preoccupati per i possibili usi impropri dei dati conservati nel microchip.

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Jowan Osterlund con uno dei chip

«La gente mi chiede: "Tu ce l'hai il chip?". E io rispondo: "Sì; perché no?". E loro si agitano per le questioni sulla privacy e quello che tutto questo comporta e via di seguito. Per me si tratta solo del fatto che mi piace provare cose nuove» racconta Fredric Kaijser, Chief Experience Officer dell'Epicenter.

«Il prossimo passo dell'elettronica è entrare nel corpo» sostiene Jowan Osterlund, autodefinitosi body hacker e incaricato di praticare le iniezioni.

Dello stesso parere è Sandra Haglog, venticinquenne dipendente di una delle aziende dell'Epicenter, che racconta ridendo: «Voglio far parte del futuro».

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