Brevetti, l'Italia continua a crescere

Manca però una cultura della difesa del proprio sapere tecnologico.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-04-2017]

glp

L'Italia torna a inventare. Le domande di brevetti l'anno scorso sono state poco meno di 10mila, +7,5% rispetto al 2012, confermando il trend di crescita degli ultimi quattro anni, ma rimanendo lontane dai numeri ante crisi di dieci anni fa.

Per quanto i dati dell'UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) descrivano una situazione di ripresa, l'Italia rimane però ben distanziata dai principali Paesi industrializzati europei e dai veri e propri colossi dell'innovazione quali Cina (1 milione e 100mila depositi secondo il WIPO nel 2015), Stati Uniti (589mila), Giappone (318mila), Corea del sud (213mila) e Germania (67mila).

«Siamo comunque ancora a meno 11% rispetto ai dati del 2006. Ciò dimostra quanta strada dobbiamo ancora percorrere in Italia nella comprensione dell'importanza della proprietà intellettuale e, conseguentemente, del deposito di brevetti, marchi e modelli», spiegano a Zeus News Davide e Daniele Petraz, titolari di GLP, studio che opera nel campo della tutela della proprietà intellettuale.

Zeus News: "Nord e Sud: anche per la proprietà individuale l'Italia è divisa in due?"

Petraz: «In Italia quasi l'80% di brevetti, marchi e modelli sono depositati da aziende attive nelle regioni del Nord, mentre purtroppo a Sud la tutela della proprietà intellettuale è davvero poco praticata. Eccezione è il Lazio perché tante grandi aziende hanno una sede legale a Roma».

Zeus News: "Quindi non si tratta di una bassa capacità inventiva. Qual è il problema di fondo?"

Petraz: «La scarsa propensione alla tutela intellettuale dipende dal fatto che l'industria italiana non ha la cultura della protezione del proprio sapere tecnologico, sia esso tecnico o commerciale. Ciò fa sì che le innovazioni, sia a livello di invenzione, di utilità o estetiche non vengano valutate compiutamente e non si proceda alla loro protezione, da un lato ignorando o sottovalutando i rischi di una mancata tutela, dall'altro non comprendendo i vantaggi diretti ed indiretti che una politica di tutela comporterebbe».

Zeus News: "Quanto si spende nel nostro Paese per tutelare la proprietà intellettuale?"

Petraz: "La brevettazione è strettamente legata agli investimenti in Ricerca e Sviluppo e a un legame maggiore tra università e industria. L'Istat ha rilevato che nel 2014 la spesa per R&S intra-muros (ovvero svolta direttamente dalle imprese, all'interno delle proprie strutture e con proprio personale) di imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni no profit e università ha sfiorato i 22,3 miliardi di euro con un significativo aumento rispetto al 2013 quando fu pari a circa 21 miliardi di euro. L'incidenza sul PIL è così passata da 1,31 a 1,38%, ancora però abissalmente lontana dai valori degli altri principali Paesi europei: 2,90% per la Germania, 2,22%per la Francia e 1,70 nel Regno Unito".

Zeus News: "Qual è l'approccio delle aziende italiane?"

Petraz: «In Italia la tutela si applica quasi solo a prodotti che garantiscono già una redditività. I nostri imprenditori solo raramente ragionano sulla gestione della proprietà industriale in termini finanziari ed economici. Mentre approcciarsi alla tutela della proprietà intellettuale è un modo di gestire razionalmente la propria azienda con una programmazione di medio lungo periodo».

Zeus News: "Quanto è importante innovare e quanto difendere la propria innovazione?"

Petraz: «L'ICC (la Camera di Commercio Internazionale) nell'Intellectual Property: Powerhouse for Innovation and Economic Growth 2011 ha confermato che - a parità di condizioni - un'invenzione brevettata ha un valore economico doppio rispetto ad una non brevettata. Inoltre, Epo ed Euipo, i due principali enti europei che si occupano di brevetti e proprietà intellettuale, hanno determinato che in Europa il 42% dell'attività economica è generata da industrie ad alta densità di attività intellettuale».

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