Il malware dei pezzi di ricambio per smartphone

Un'operazione banale come la sostituzione del display può essere una grave minaccia per la privacy.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-08-2017]

Shattered phone screen

Prendiamo uno scenario fin troppo comune: lo smartphone, compagno quotidiano e diventato ormai indispensabile, cade a terra. Sullo schermo si forma una ragnatela di crepe.

Soprattutto se il telefonino in questione è nuovo o molto costoso, l'idea di cambiarlo non è troppo attraente. Meglio rivolgersi a uno dei servizi specializzati che, in cambio di poche decine di euro, possono fornire sostituire il display.

Sembra un'operazione tutto sommato semplice e priva di rischi e invece, secondo quanto affermano alcuni ricercatori dell'Università Ben Gurion del Negev, può essere l'inizio di un incubo per la privacy e i dati personali.

I test condotti dai ricercatori hanno dimostrato che anche una riparazione banale come la sostituzione dello schermo può essere rischiosa, dato che un malintenzionato potrebbe, mentre ha il telefono aperto tra le mani, montare un display contenente un chip dagli intenti criminali.

I touchscreen sostitutivi sono generalmente prodotti da terze parti, e chi se ne fa installare uno in sostituzione dell'originale guasto non si mette a verificare che non contenga elementi estranei: certo non lo fa l'utente ma, in linea di massima, nemmeno l'assemblatore del servizio di riparazione.

Non sono soltanto gli esseri umani a dimostrare tanta fiducia verso l'hardware: anche i software degli smartphone sono egualmente accomodanti.

Gli esperti israeliani hanno infatti notato che il firmware degli smartphone dà per scontato che i componenti hardware siano autentici e affidabili. Mentre c'è diffidenza estrema verso qualunque dispositivo rimovibile (come i drive Usb o quelli di rete), ciò che fa parte dell'apparecchio stesso viene considerato onesto per definizione.

«Quale risultato di questa fiducia, vengono condotti pochissimi test di integrità sulle comunicazioni tra il componente e il processore principale del dispositivo» spiegano i ricercatori.

Un attacco portato tramite un pezzo di ricambio è difficilissimo da rilevare: non ci sono file che l'antivirus possa sottoporre a scansione.

Così, nello smartphone appena rigenerato dopo il brutto incidente ci potrebbe essere un chip che registra ogni comando inserito con la tastiera, che ruba ogni foto e video, che installa applicazioni pericolose e altro ancora. Il tutto senza che l'utente abbia modo di accorgersene.

Ovviamente, un piano del genere non sarebbe conveniente attuabile contro un singolo bersaglio: i "vecchi metodi" sono senz'altro più efficaci.

Ma, come ricordano gli israeliani, un «avversario ben motivato» potrebbe realizzare un attacco su larga scala riuscendo a compromettere i sistemi di produzione di qualche fornitore di pezzi di ricambio di terze parti, in modo da inserire nell'hardware del codice malevolo. Sembra uno scenario improbabile ma, quantomeno dal punto di vista tecnico, è possibile.

Qui sotto, il video dimostrativo realizzato dai ricercatori dell'Università Ben Gurion.

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