Riconoscimento vocale, per ingannarlo basta fingersi bambini

Confondere i sistemi biometrici basati sulla voce è semplice: basta imitare un bambino o un anziano.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-11-2017]

riconoscimento vocale

Tocca a Sophos mettere un altro chiodo sulla bara della sicurezza dei sistemi biometrici di identificazione.

Nel mirino questa volta c'è il riconoscimento vocale: non la capacità di comprendere le parole pronunciate in un microfono, operazione che i vari Alexa, Siri, Cortana e Google Now hanno dimostrato essere possibile, ma quella di individuare il parlante dal tono della voce e dall'inflessione.

L'idea alla base del sistema è che la voce sia unica esattamente come le impronte digitali, o l'iride: già realtà come banche e certe aziende permettono di compiere operazioni al telefono tramite sistemi automatici che riconoscono gli utenti dal suono della loro voce.

Il guaio è che la teoria che si può riassumere in «la mia voce è la mia password» è tutt'altro che salda.

Già lo scorso maggio questo tipo di riconoscimento ha subito un brutto colpo: il gemello eterozigote di un giornalista della Bbc è riuscito a farsi passare per il fratello, convincendo il sistema di riconoscimento vocale della banca di questi a dargli tutte le informazioni che voleva e a permettergli di eseguire bonifici.

Ancora più preoccupante è probabilmente il fatto che l'uomo ha impiegato otto tentativi per imitare la voce del gemello, e il sistema non ha battuto ciglio di fronte al fatto che per ben sette volte il supposto cliente non è riuscito a farsi riconoscere.

Ora uno studio condotto da alcuni ricercatori dell'Università della Finlandia Orientale conferma quanto si stava iniziando a sospettare: un buon imitatore è in grado di confondere con facilità i sistemi di riconoscimento vocale.

La ricerca è stata condotta con l'aiuto di due imitatori professionisti, che hanno cercato di riprodurre le voci di otto figure pubbliche finlandesi.

Il risultato è che dei bravi imitatori possono ingannare anche il migliore dei sistemi, dato che «questi sistemi in generale non sono ancora efficienti nel riconoscimento delle modifiche vocali» come scrive Rosa González Hautamäki, prima firmataria dello studio.

Durante ulteriori prove, condotte con oltre 60 persone, è inoltre emerso che modificare la propria voce per far credere di avere un'età diversa da quella reale è un buon mezzo per raggirare il riconoscimento.

Parlare cercando di imitare la voce di un bambino confonde infatti i sistemi automatici poiché «le prestazioni di questi sistemi calano di fronte a tali sotterfugi», ma anche fingere di essere un anziano aiuta, sebbene in misura leggermente minore.

In pratica, impersonare un bambino o un anziano per gabbare il riconoscimento vocale è, allo stato attuale della tecnologia, relativamente semplice.

Se si considera la crescente diffusione di apparecchi che ricevono ed eseguono comandi dati a voce, come gli assistenti domestici come Amazon Echo, Apple HomePod o Google Home, si capisce come il problema passi dall'essere soltanto teorico al diventare reale.

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