Se il cambiamento climatico minaccia il sapore dello champagne

I viticoltori sono già pronti a reagire.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-08-2018]

champagne riscaldamento

Siete amanti dello champagne? Allora avete più di qualche motivo per preoccuparvi.

L'uva coltivata nell'omonima regione francese, infatti, ha bisogno di un clima fresco - oltre che di un suolo calcareo - per acquisire quegli elementi che daranno al vino con essa prodotto il suo sapore caratteristico.

Il guaio è che - come ha dichiarato il produttore di champagne Antoine Malassagne, coproprietario della A.R. Lenoble, a Bloomberg - l'aumentare delle temperature globali sta creando notevoli problemi in questo campo.

«Il raccolto oggi si fa due settimane prima di quanto si facesse 20 anni fa» ha spiegato. «Una volta si faceva nella seconda metà di settembre. Adesso, come faremo anche quest'anno, s'inizia spesso in agosto. Il problema è che se la maturazione avviene durante giorni e notti caldi i chicchi d'uva finiscono con l'avere un'acidità sempre più bassa, il che si traduce in una freschezza inferiore nel vino».

È l'acidità, infatti, una delle più importanti responsabili dell'invecchiamento che dà allo champagne il suo sapore. E se il cambiamento climatico lo minaccia, i coltivatori devono darsi da fare.

La A.R. Lenoble ha iniziato a sperimentare mescolando il prodotto recente con vini d'annata, nel tentativo di combattere le modifiche al sapore. Un'altra azienda, la Louis Roederer, s'è invece concentrata sull'analisi del DNA dei lieviti e sulla viticoltura biodinamica per capire in che modo precisamente l'aumentare delle temperature influenzi lo champagne.

Eppure, non c'è pessimismo tra i produttori. Jean-Baptoste Lecaillon, maestro di cantina della Roederer, spiega: «Abbiamo inventato le bollicine per compesare i grappoli acerbi. In quanto agricoltori, il nostro lavoro, la nostra vita e la nostra passione sono sempre stati l'adattamento ai cambiamenti climatici per centinaia di anni. Se in futuro farà troppo caldo, faremo della Borgogna» conclude scherzando.

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