Lo strano caso della patch per le CPU Intel che vieta di pubblicare benchmark

Forse perché dopo l'installazione le prestazioni precipitano?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-08-2018]

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Da quando Meltdown e Spectre hanno iniziato a funestare i processori Intel, periodicamente il gigante dei chip rilascia aggiornamenti al microcodice delle Cpu per impedire gli attacchi che via via vengono sviluppati a partire da quelle falle (e da quelle, a esse legate, scoperte in seguito).

L'ultimo aggiornamento, rilasciato per contrastare la falla nota come Foreshadow (o L1TF), contiene però un problema. Non tanto nel codice in sé, che fa il suo mestiere, ma nella licenza che l'accompagna.

In essa si legge infatti: «Non potete né permetterete ad alcun soggetto di terze parti di pubblicare o fornire alcun benchmark software o risultati di test comparativi».

Insomma, Intel non vuole che dopo l'applicazione della patch vengano rese note informazioni sulle prestazioni dei processori. Il che porta immediatamente a pensare che la patch abbia un effetto nefasto proprio sulle prestazioni, anche perché implica la disattivazione dell'HyperThreading.

Già così, non appena la voce ha iniziato a circolare, tutti si sono improvvisamente interessati alle politiche di rilascio del microcodice Intel, un effetto Streisand che forse il gigante di Santa Clara non aveva previsto.

Poi però la faccenda è diventata anche più nota perché, davanti a a una clausola del genere, Debian Linux s'è trovata impossibilitata a inserire la correzione nella propria distribuzione.

A quel punto è entrata in scena Red Hat che - forse non avendo letto la clausola in questione - ha tranquillamente reso noti i risultati dei benchmark.

«L'impatto sulle prestazioni della disattivazione dell'HyyperThreading dipende da molti fattori. L'impatto rilevato varia da un guadagno del 30% a una perdita del 50% e oltre. La maggior parte dei test HT, in ogni caso, ha mostrato perdite tra lo 0 e il 30%» ha scritto Red Hat.

È facile immaginare come la pubblicazione di tali risultati abbia sollevato nuove critiche, finché Lucas Holt, capo del progetto MidnightBSD, ha affermato senza mezzi termini: «Le prestazioni sono così basse dopo l'installazione dell'ultima patch per Spectre che Intel ha vietato di pubblicare i benchmark».

A questo punto l'imbarazzo presso Intel doveva essere palpabile: aveva ottenuto esattamente l'effetto opposto a quello che desiderava. E così ha rivisto i termini dela licenza.

«Abbiamo semplificato la licenza Intel per rendere più semplice la distribuzione degli aggiornamenti al microcodice della CPU e abbiamo pubblicato qui la nuova versione» ha spiegato Imad Sousou, vicepresidente di Intel, via Twitter.

La variazione? I benchmark non sono più vietati.

Anche Bruce Perens, ex leader del progetto Debian, ora è soddisfatto: la distribuzione può tornare a distribuire il microcodice catalogandolo tra il software non-free.

Quanto alla figuraccia di Intel, Perens ritiene che chi abbia scritto la clausola non avesse idea di come il microcodice viene adoperato, e quali conseguenze la sua decisione avrebbe avuto.

«Non ci si può aspettare che ogni avvocato capisca i processori. A volte bisogna chiacchierare approfonditamente con i tecnici».

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