Sconfiggere Urbani si può

Utilizzare gli strumenti di condivisione dei files per diffondere un altro modello commerciale per la musica e le opere multimediali? Si può e si deve fare. Proposte per sconfiggere "gli amici di Urbani" e costruire l'altra musica possibile.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-05-2004]

Un lettore, che si fa chiamare semplicemente Schifato, ci scrive: "Siamo sempre più controllati. Il potere sarà sempre più potente, quindi in grado di imporsi e diminuire le libertà individuali senza possibilità di dissentire. Stiamo creando una società di servi e padroni."

In effetti, il cartello che oggi si incarna nel ministro Urbani si sta ingegnando per renderci la vita sempre più difficile: ha cercato di trasformare le biblioteche in librerie a nolo, ha trasformato cd e dvd in prodotti menomati, rendendo impossibili anche molti utilizzi legali, tenta di criminalizzare oltre ogni misura chi fa condivisione di files, e ultimamente, in maniera anche goffa, sta facendo qualche timido tentativo di schedare il popolo della rete.

Tuttavia non sono d'accordo con Schifato. Tutta questa cattiveria, questa assenza di vergogna nel promulgare leggi tanto ingiuste quanto inapplicabili, non è l'inizio di un potere nuovo e sconvolgente, ma il canto del cigno del vecchio sistema del copyright. Le misure dell'attuale governo tentano di proteggere quel che resta degli interessi delle case discografiche, rese quasi del tutto inutili dal progresso tecnologico.

Gli ultimi anni, infatti, hanno prodotto una grande discontinuità, modificando il trasporto e la fruizione della maggior parte delle opere d'arte. La rete, la banda larga, le tecnologie di compressione e di condivisione dei files multimediali, hanno reso di fatto non necessario il supporto fisico (cd, dvd, nastro, vinile) per veicolare il contenuto multimediale (testi, immagini, suoni, filmati).

Così cade l'ultimo motivo a supporto del copyright: gli autori non hanno più bisogno di sostenere ingenti investimenti per diffondere le loro opere. Come già scritto su Zeus News, la necessità di un intervento di capitali dell'editore aveva giustificato il meccanismo del copyright, camuffato fin dall'inizio, nel 1702, come una tutela dell'autore.

In realtà, con l'atto di cessione del diritto all'editore, l'autore diventa quasi sempre suo ostaggio. E tutta la legislazione in materia finisce, come sappiamo, per difendere i forti interessi delle major. Il lettore Davide propone un interessante conteggio fatto da Courtney Love.

Oggi, però è teoricamente possibile diffondere le prorie opere senza organizzare un canale distributivo, creare la copia master, la stampa dei cd, delle copertine: questi costi possono essere saltati a piè pari mettendo online il file. Chiunque può accedere a questo tipo di distribuzione: i negozi di cd potrebbero occuparsi di scaricare i files, provvedere al pagamento dei diritti, stampare cd e copertina e consegnarlo anche a chi non possiede pc e linea adsl.

In un articolo precedente ho affermato che i ragazzi di Urbani sono funzionali agli interessi che il ministro, con i suoi farneticanti provvedimenti, vuole proteggere. La lotta tra il ministro e i seguaci del p2p è uno scontro di retroguardia: la vera battaglia è quella che si giocherà sul copyright tra autori ed editori. Se il popolo della rete userà le proprie armi per diffondere musica indipendente, il potere delle major subirà un duro colpo.

Come al solito, la strada da seguire è quella tracciata da Richard Stallman: una solida base legale, sotto forma di licenze ineccepibili, massima libertà di circolazione e un sistema che remuneri in qualche modo il lavoro degli artisti. Un flusso parallelo di distribuzione di contenuti multimediali, sulla scorta di quanto avvenuto col Free Software, governato da una sorta di copyleft.

Le parole chiave di questo scenario sono libertà e complementarietà. Sia gli autori che i consumatori possono scegliere se optare per il copyright o per la distribuzione indipendente, con quali e quanti brani, scegliendo il secondo canale solo se e quando lo riterranno conveniente. Quando il circuito legale via rete offrirà quantità e qualità paragonabili a quelle della distribuzione tradizionale, avremo una reale libertà di scelta.

Ma gli autori, come saranno tutelati? Nè più nè meno che col metodo tradizionale, essi camperanno con la vendita dei cd (che notoriamente hanno qualità superiore rispetto ai files compressi), con i concerti, il merchandise. Solo che potranno farlo in maniera autogestita, senza l'intermediazione di una major e, soprattutto, tutti gli artisti avranno accesso paritario alla rete senza essere soffocati dal Sandy Marton di turno dell'etichetta.

Qualcuno ci sta già pensando. Per esempio Magnatune (grazie ancora a Davide), che si presenta con un eloquente "siamo un'etichetta discografica, ma non il male". Un'etichetta che usa un modello tipo shareware per il download della musica. Il prezzo di acquisto è basato sul tipo di utilizzo che si vuol fare del brano, e l'uso non commerciale è coperto da licenza Creative Commons al 100%.

Altri links: Free Matrix, un sito collegato ad una radio che diffonde musica alternativa a quella sponsorizzata dalle etichette, meglio se open source, Going Ware, prolifico contenitore di links, con molte spiegazioni sulla filosofia che anima il movimento, Il South Africa mp3 site, che da 3 anni raccoglie musica locale legale, oppure Audio Street, che offre ospitalità a gruppi emergenti senza contratto.

Optare per metodi legali e non violenti non significa rinunciare a combattere, ma dare più efficacia alla propria lotta. Chiunque avesse opinioni, commenti, modelli commerciali alternativi, licenze, ma soprattutto links, è gradito nei commenti sotto l'articolo.

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