La banda larga e il costo della benzina

Le uniche innovazioni sensate degli ultimi anni sono l'amata Internet e l'odiato telefonino. La comunicazione a banda larga, benché antipatica, è la base di un futuro con poca energia.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-08-2004]

Come al solito, per tornare a parlare di consumo di energia, emissioni di CO2, e salvezza del mondo, occorre un nuovo record del prezzo della benzina. In più, ora, con l'affacciarsi al consumismo di paesi come la Cina, ci rendiamo conto che la terra non potrà ospitare cinque o sei miliardi di folli.

Quel che è peggio, è che non pare che ci siano segni di cambiamenti di rotta futuri. Le auto che circolano sono sempre più numerose, potenti e pesanti, occupate per lo più dal solo guidatore. Un esempio: mentre scienziati e saggi della terra richiamavano l'attenzione sullo sviluppo sostenibile, sono nate le SUV (Sport Utility Vehicles), il maggiore insulto al buonsenso tecnologico che io ricordi.

Sul blog Quelli di Zeus, Pier Luigi Tolardo propone una soluzione nostalgica: "Impossibile, in piena nostalgia della Prima Repubblica, non pensare a un ritorno all'Austerity."

Sì, la situazione è simile a quella di allora, ma sono passati trent'anni. Trent'anni in cui abbiamo capito che l'Austerity non è né necessaria, né sufficiente. Ma in questo lasso di tempo, il progresso ci ha messo nelle mani due strumenti che solo la nostra stupidità ci ha impedito di utilizzare al meglio. Ciò che è veramente cambiato, la vera discontinuità tecnologica rispetto agli anni dell'austerity, è rappresentata da due apparecchietti: il modem (cioè l'internet) e il telefonino.

Sull'internet come grande conquista dell'umanità non ci sono dubbi. Tutti, dagli intellettuali iper-critici ai modaioli sfegatati, riconoscono l'importanza di una condivisione delle conoscenze così ampia, così diffusa e veloce, la nascita di relazioni così fitte e solide da poter parlare a ragion veduta di comunità telematica, di villaggio globale.

Qualche parere discordante può nascere sull'utilizzo che finora si è davvero fatto di questo strumento, soprattutto da quando sono nati i collegamenti veloci, ma in buona sostanza il giudizio positivo sulla Rete è largamente condiviso.

L'altro grande simbolo della modernità, il telefonino, è visto invece da molti criticoni (come il sottoscritto) in maniera negativa: è uno status-symbol, è un'incitazione al consumo selvaggio, è utilizzato spesso in modo vacuo ed inutile, dà dipendenza a chi ne fa uso eccessivo e tende ad isolare ed emarginare chi non può (o non vuole) farne uso.

La tecnologia UMTS? Non ne parliamo nemmeno! A spese di chi le compagnie si rifaranno delle cifre enormi che hanno sborsato per le licenze? Quanti sono, si chiede il lettore Andrea, "i tizi che si studiano un manuale di 40 pagine per spedire la faccia di Paperino con la musica di Fra Martino Campanaro alla fidanzata"?

Eppure, sul piano filosofico, il videofonino del vostro antipatico vicino di casa è il contrario della sua Porsche Cayenne: consuma una microbatteria ogni tre giorni al posto di un ettolitro di benzina, non puzza di idrocarburi incombusti, avvicina le persone senza spostare fisicamente tonnellate di ferraglia, è piccolo, non scalda e sai sempre dove parcheggiarlo.

È vero, per il momento hanno lo stesso target, ma è solo questione di tempo: non appena le compagnie avranno recuperato i soldi delle licenze e cominceranno a farsi una vera concorrenza, l'UMTS costerà meno e cesserà di essere uno status-symbol. E allora lo si potrà utilizzare per qualcosa di veramente utile.

Non facciamoci accecare dall'ostilità alla tecnologia: le comunicazioni a banda larga potrebbero essere l'unica vera risposta di un'umanità civile al problema della carenza di risorse fisiche (energia e materie prime).

Teoricamente, molti di noi potrebbero lavorare, studiare, mandare i figli a scuola, fare un minimo di vita sociale, senza spostarsi da casa, e vivere il resto della vita senza bisogno di percorrere 50.000 km/anno in auto. Dico sul serio: tra molto poco potremo far diventare tutto questo una realtà, forse siamo ancora in tempo.

Non sto parlando dei timidi tentativi di telelavoro fatti finora, e nemmeno dell'Università via videocassette o canali TV digitali. Occorre rivoluzionare interamente i nostri rapporti con la scuola, il lavoro, le mobilità, e progettare un sistema più adeguato alle nostre possibilità tecniche e più a misura d'uomo.

Pensiamo a un utilizzo razionale e massale della banda disponibile, per trasferire e delocalizzare uffici, studi di progettazione e consulenza, sale riunioni, al limite anche aule di tribunale. Per creare classi virtuali formate da un maestro e venti alunni, ciascuno a casa propria, ma con la possibilità di interagire, domandare chiarimenti, interrogare e sgridare chi non è attento.

Crollerebbe la necessità di spopolare i villaggi rurali, con la loro economia locale, di accentrare le persone in grandi città, di spostare eserciti di pendolari. Non ci sarebbe più bisogno di concentrare la produzione di tutti i beni di consumo, perchè ogni villaggio, non più abbandonato, tanto meno isolato, potrebbe provvedere in loco alle necessità primarie. Si creerebbe un'economia più umana, decentrata, artigianale, meno dipendente dagli interessi delle multinazionali, ma ad alta integrazione e livello tecnologico. Tutto questo grazie alla banda larga.

Per cui, continuiamo pure a maledire il nostro vicino se ci affumica la facciata per parcheggiare la sua nave a quattro ruote. Ma quando lo vediamo armeggiare con un videofonino, non facciamogli i nostri soliti occhiacci: lui non lo sa, ma ci sta spianando la strada verso un mondo a basso impatto energetico.

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