Il fallimento del ricorso di Microsoft

Il tribunale di primo grado dell'UE ha confermato le misure imposte dalla Commissione Europea al colosso Microsoft. Analizziamo insieme tutta la vicenda, legata non solo all'inclusione in Windows del Media Player, ma anche all'abuso di posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-12-2004]

micro$oft

Alcuni giorni fa sono state confermate dal tribunale di primo grado dell'UE le misure imposte dalla Commissione Europea a Microsoft. Ripercorriamo insieme le tappe che hanno portato a questa decisione.

La decisione UE del marzo 2004 aveva gia' imposto delle misure sazionatorie e restrittive che Microsoft doveva applicare entro breve tempo: piu' precisamente il pagamento di 497.196.304 euro, circa 1,6 per cento del suo volume d'affari; la messa a disposizione di tutte le informazioni necessarie per realizzare l'interoperabilita' di Windows con i sistemi operativi dei concorrenti, con l'assicurazione che questo rapporto di informazione fosse aggiornato e permanesse nel tempo; l'offerta al cliente di una versione completamente funzionante di Windows ma che non comprendesse il media player proprietario.

Su richiesta dell'Antitrust, la Commissione aveva infatti provato che Microsoft occupa una posizione dominante in due distinti mercati dei sistemi operativi: quello destinato all'utente privato, il Client Pc operating system market, con il 90% di share, e quello dei server aziendali, il Work Group Server operating system market, con circa il 60%. C'e' poi un terzo mercato coinvolto, quello degli streaming media players, ossia i software in grado di riprodurre contenuti digitali audio e video.

Le ultime versioni di Windows infatti contengono al loro interno il programma Windows Media Player. Microsoft era stata accusata di aver unito un programma indipendente dal sistema operativo e sviluppato anche dai competitor.

Gli avversari principali di Microsoft, lo ricordiamo, sono Novell (NetWare) che occupa il 10%-15% del mercato, Linux con il suo 5%-15% e UNIX anch'esso con 5%-15% di share. Il Media Player è un'applicazione che potrebbe fare la differenza in questo terzo settore per i concorrenti, e che invece non stimola la ricerca del consumatore di applicazioni mediali alternative a quella integrata.

Microsoft fa ricorso in appello: una versione di Windows XP "reduced media" comporterebbe danni irreparabili allo sviluppo del software, che si basa su piattaforme che richiedono quegli stessi componenti integrati nel media player della discordia. Il risultato è una versione del sistema operativo che non sarebbe in grado di riprodurre file audio, video, dai Dvd agli Mp3.

In particolare l'attuazione immediata, cioe' entro 90 giorni, delle misure EU comporterebbe l'immissione sul mercato di prodotti non funzionanti, provocando un danneggiamento di nuovo "irreparabile" all'immagine della Microsoft. Una bella caduta di stile come sviluppatrice di "software user friendly". La stessa presenza di Windows Media Player poi non impedirebbe all'utente di utilizzare altre applicazioni di streaming.

Un'altro problema, quello dell'interoperabilita', era stato precedentemente sollevato alla Commissione da parte di Sun Microsystem nel 1998. Microsoft infatti si e' sempre rifiutata di permettere l'interoperabilita' dei sistemi operativi sviluppati da terzi con il proprio.

Microsoft ribatte davanti al giudizio di primo grado con delle argomentazioni abbastanza discutibili: i consumatori non hanno mai lamentato questa necessita' e poi esistono almeno cinque modi diversi per permettere la comunicazione tra sistemi operativi diversi con Windows: utilizzare i normali protocolli di comunicazione TCP/IP e HTTP; aggiungere un software code, un codice applicativo, a un Pc con Windows; aggiungere un software code a un Pc con un software diverso da Windows; aggiungere il suddetto programma a tutta la rete di Pc e server che operano tra loro; utilizzare un Windows server come "bridge", ponte di comunicazione verso l'esterno.

L'ultima opzione sembra quasi una presa in giro: di fatto obbligherebbe l'utente che sceglie il sistema operativo concorrente a comprare in ogni caso una licenza Microsoft per riuscire a comunicare con gli altri utenti Windows.

L'azienda di Bill Gates prospetta poi la gravita' delle conseguenze che porterebbe la diffusione dei protocolli sotto brevetto e la conseguente minaccia non solo alla proprieta' intellettuale dell'azienda, ma anche alla sicurezza del sistema operativo.

Peccato che sia proprio Microsoft a parlare di sicurezza, quando nel confronto con UNIX viene battuta in primo luogo su questo punto. Ancora, secondo il big di Redmond non e' provato che la segretezza del suo sistema operativo ostacoli l'innovazione tecnologica e non e' nemmeno provato che venendo meno la segretezza delle informazioni per la compatibilita' con altri sistemi operativi, si promuova tale innovazione.

Ma il tribunale in primo grado conferma tutte le misure comminate dalla Commissione, respingendo il ricorso: la Microsoft non ha fornito prove a sufficienza circa l'irreparabilita' dei danni che porterebbe la diffusione di Windows senza Media Player e circa come cio' minaccerebbe la sua proprieta' intellettuale, dato che non e' stata obbligata a rendere pubblico il suo codice sorgente, anzi che esso stesso e' tutelato anche dalle norme europee. L'obiettivo rimane invece lo sviluppo di maggiore compatibilita' e integrazione tecnologica, a tutto vantaggio dell'utente.

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