Banda larga, priorità per Gentiloni

L'Italia risulta troppo indietro in Europa: sia la banda larga la priorità per il nuovo ministro.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-05-2006]

Foto di Ozan Uzel

Finalmente l'Italia ha un nuovo governo, con un nuovo ministro delle Comunicazioni nella persona di Paolo Gentiloni: un cognome che ci ricorda quello del suo illustre antenato (il conte Gentiloni del patto cattolici-liberali) un passato giovanile nelle file delle sinistra extraparlamentare del Manifesto, un presente nelle file della Margherita dove è considerato uno degli uomini più vicini a Rutelli.

Dalle prime dichiarazioni pubbliche di Gentiloni come ministro (è anche il primo ministro-blogger) si evince che la sua prima priorità dovrebbe essere la riforma della legge Gasparri che regolamenta il settore radiotelevisivo; le associazioni dei consumatori si stanno facendo sotto per evitare che il passaggio delle trasmissioni televisive dall'analogico al digitale non comporti un aggravio di spesa. Speriamo che il neoministro si ricordi anche della televisione della Svizzera italiana: tra poco, a causa del suo passaggio sul digitale, milioni di italiani ne saranno privati.

La riforma della legge Gasparri si rivela per una maggioranza ridotta alla Camera (rispetto a quella che ebbe il centrodestra nella passata legislatura grazie alla legge elettorale precedente), quasi inesistente al Senato e non sempre molto coesa e unita: un'impresa quasi impossibile. Se poi pensiamo alla dichiarazione di Fassino, che voleva acquisire consensi a D'Alema come candidato alla Presidenza della Repubblica, secondo cui "ci si impegna a considerare Mediaset un patrimonio nazionale" non si vede cosa possa fare di veramente alternativo sulle materie regolamentate dalla legge Gasparri il nuovo ministro.

La stessa privatizzazione parziale della Rai che Gentiloni vorrebbe trova un forte ostacolo nel fronte che si sta coagulando attorno a personalità indipendenti come Beppe Grillo, che sostengono la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare Per un'Altra Tv: per una Rai che rimanga sotto il controllo pubblico, non sia dominata dalle logiche del mercato e della pubblicità, ma sia anche sganciata dai partiti e governata dagli operatori dell'informazione e dello spettacolo e dalle forze culturali e sociali.

La vera priorità su cui far convergere tutto il Parlamento e tutto il Paese dovrebbe diventare invece lo sviluppo della banda larga in Italia, che è tra gli ultimi posti in fatto di diffusione dell'Internet ad alta velocità nelle classifiche stilate dalla Commissione Europea. L'Italia è dopo Malta e prima della Spagna in termini percentuali di diffusione:
Olanda 25,2;
Danimarca 24,7;
Finlandia 22,4;
Svezia 20,7;
Belgio 19,2;
Regno Unito 16,5;
Francia 16,4;
Lussemburgo 15,5;
Austria 14,3;
Estonia 13,3;
Germania 12,8;
Malta 12,7;
Italia 11,8.

Non dovrebbe essere difficile trovare le risorse per aumentare la diffusione della banda larga, al fine di rafforzare un'infrastruttura fondamentale anche per ridurre la mobilità delle persone (e quindi il pendolarismo con i suoi costi economici, sociali e umani).

Confalonieri non vuole che si mettano all'asta le frequenze analogiche lasciate libere dal passaggio al digitale e che Mediaset ora utilizza e affitta per la Tv sul telefonino (Dvbh) ma non può non accettare, in alternativa, un consistente aumento del canone di concessione Mediaset per finanziare la diffusione della banda larga.

Anche Tronchetti Provera deve essere obbligato a destinare parte dei suoi importanti profitti non alle solite operazioni finanziarie, per mantenere il controllo di Telecom Italia dopo l'uscita di Gnutti e delle banche, ma a un fondo per la banda larga sempre attraverso un aumento del canone di concessione o a una quota fissa sul canone per la linea fissa, che già pagano ventisei milioni di italiani.

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Pier Luigi Tolardo