L'ultima copia del New York Times nel 2043

I quotidiani di carta stanno cambiando, travolti da Internet e dalla free press.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-01-2007]

Vittorio Sabadin è vicedirettore della Stampa di Torino, dove ci lavora dal 1979, e ha fatto in tempo a vivere tutte le trasformazioni del giornale: da quello dei tipografi che lo componevano col piombo, al giornale on line continuamente aggiornato e che coinvolge i lettori in forum e blog; dal giornale che viveva grazie ai lettori che lo acquistavano, a quello che campa grazie alla pubblicità e ai gadget (dai Dvd alle magliette); da La Stampa in formato grande e in bianco e nero, a quella in tabloid, di cento pagine a colori; dal giornale in cui la pubblicità era separata rigidamente dalle notizie, a quello in cui abbondano i publiredazionali.

Per questo Sabadin si può permettere di dire ai ragazzi che affollano la facoltà di scienze della comunicazione di Torino che se faranno i giornalisti lavoreranno molte più ore, per molti meno soldi, in redazioni aperte giorno e notte, quasi sempre davanti a un terminale, per diffondere notizie su tutti i mezzi possibili e immaginabili, dal cellulare al notebook; ma ci sarà anche la carta?

Il saggio di Sabadin che esce in questi giorni per i tipi della Donzelli, dal titolo profetico L'ultima copia del New York Times, narra di queste trasformazioni dell'informazione e del modo di lavorare dei giornalisti, oggetto di due lezioni a quegli studenti torinesi.

L'ultima copia del New York Times potrebbe uscire nel 2043: lì si ferma il giornale di carta, secondo tante delle profezie, raccolte da operatori dell'informazione di tutto il mondo, che chiudono il libro, soppiantato definitivamente da quello elettronico.

Prima di arrivare a quel punto si passerà dalla piena integrazione delle redazioni giornalistiche della carta e dell'on line, che spesso sono separate. Avremo edizioni on line dello stesso giornale che anticipano nel dare le notizie l'edizione cartacea, come avviene all'estero e non ancora in Italia; e avremo giornali di carta fatti esclusivamente dai contributi inviati on line dai lettori.

Non si sa se alla fine oltre ai giornali non spariranno anche i giornalisti: i giornali avranno articoli e inchieste realizzati dagli stessi lettori. Le foto non saranno realizzate più da fotoreporter ma comuni cittadini armati di telefonino con fotocamera o video: come ormai è normale che sia, dal terremoto di Assisi, alle stragi di Londra e Madrid, a tanti incidenti stradali documentati così.

Il bello del libro è che Sabadin si fa solo appassionato cronista di queste trasformazioni; Sabadin non prende posizione, né a favore né contro, non demonizzando questi cambiamenti che tolgono il terreno da sotto i piedi a chi vive facendo il giornalista, ma nemmeno sottovalutando i rischi di giornali fatti troppo sui gusti e gli interessi della maggioranza, che non sappiano o non possano svolgere un ruolo critico di denuncia e di coscienza, come è stato per molto tempo per l'informazione.

I giornali on line avranno il problema del modello di business, ossia di come pagarsi, perché una cosa è certa: i giovani non leggono i giornali. Non li comprano, non credono che l'informazione si debba comprare e non sono abituati a farlo; se leggono qualcosa, questa è la free press, ossia la stampa gratuita, l'unica ad aver conquistato milioni di non lettori italiani alla lettura.

Per Sabadini la free press ha sfondato perché intercetta i lettori fuori dalle edicole e per il format: notizie brevi, sintetiche, poca politica e molto più vicina agli interessi dei giovani. Secondo Sabadini tutti i giornali potrebbero diventare gratuiti e vivere di pubblicità; dovrebbero però abbattere il 30% circa dei costi, ridurre i giornalisti e pagarli meno: forse è quello che stanno cercando di fare gli editori italiani, negando il rinnovo del contatto giornalistico.

Scheda
Titolo: L'ultima copia del "New York Times"
Autore: Vittorio Sabadin
Editore: Donzelli
Prezzo: 15 euro

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Pier Luigi Tolardo