Libertà di panorama, via libera del Governo

Se l'autore è vivente, l'immagine deve essere "degradata" e la pubblicazione non deve avere scopo di lucro.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-02-2008]

Immagine degradata

E' arrivata la risposta dal Ministero per i beni e le attività culturali (sottoscritta dal Sottosegretario di Stato, l'onorevole Danielle Mazzonis) all'interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Franco Grillini e Cinzia Dato in merito alla libertà di panorama.

Con il termine "libertà di panorama", come noto, si intende il diritto di poter fotografare e riprodurre monumenti e opere di architettura, senza preoccuparsi di dover trovare il progettista e pagargli i diritti d'autore.

E' un argomento molto spinoso visto: in Rete si è molto dibattuto sul fatto che c'è chi vorrebbe lucrare sulle riproduzioni di foto di quanto è perfettamente visibile ed è stato realizzato per il bene della comunità tutta, non certo per il guadagno del progettista dell'opera.

Come ricorderete, alcuni mesi fa la community di Wikipedia Italia decise di cancellare tutte le fotografie già presenti (e di non inserirne in futuro) riguardanti opere dell'architettura progettate in Italia da architetti che non siano morti da almeno 70 anni. Stesso ragionamento per le opere d'arte esposte in pubblico (inclusi i monumenti cittadini). Anche da questo scaturì l'interrogazione parlamentare di Grillini e Dato.

Nella risposta all'interrogazione, giunta poche ore fa, viene innanzitutto riconosciuto che, pur non essendo disciplinata dal nostro ordinamento, "la libertà di panorama è riconosciuta in Italia per il noto principio secondo il quale il comportamento che non è vietato da una norma deve considerarsi lecito."

In altre legislazioni, invece, il diritto di panorama "è disciplinato diversamente a seconda dell'interesse che si ritiene di tutelare prevalentemente". Si fa l'esempio della legislazione belga e di quella olandese, che consentono di fotografare liberamente solo gli edifici, mentre è necessaria la richiesta di un permesso per le sculture ove costituiscano il soggetto principale della fotografia.

Nella risposta all'interrogazione parlamentare si cita anche l'esempio della legislazione tedesca, "secondo cui è possibile invece fotografare anche le sculture pubblicamente visibili per usi commerciali"; infine quella statunitense che "similmente a quella italiana consente di poter utilizzare le fotografie scattate in luoghi pubblici o aperti al pubblico per qualunque scopo, salvo che si tratti di opere d'arte non stabilmente installate in un luogo pubblico poiché in tal caso è necessaria l'autorizzazione del titolare".

Ma torniamo in Italia. Non essendo prevista una disciplina specifica, "deve ritenersi lecito e quindi possibile fotografare liberamente tutte le opere visibili, dal nuovo edificio dell'Ara Pacis al Colosseo".

Nella risposta si precisa che è possbile farlo "per qualunque scopo, anche commerciale, salvo che, modificando o alterando il soggetto, non si arrivi ad offenderne il decoro ed i valori che esso esprime". Libertà di fotografare per tutti, quindi.

Ma adesso entra in ballo la degradazione delle immagini. La risposta del ministero infatti recita: "Per quanto attiene alla tematica del pagamento dei diritti agli autori delle opere contemporanee, si evidenzia che l'art. 2 della legge 9 gennaio 2008, n. 2 (in G.U. serie generale n. 21 del 25 gennaio 2008) ha modificato l'articolo 70 della legge sul diritto d'autore ampliando il regime delle esenzioni".

"In particolare, è consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Pertanto, ove il soggetto fotografato fosse un' opera di autore vivente, l'utilizzo non potrà avvenire che nei limiti anzidetti.". Rimane da capire cosa si intenda per immagine o musica degradata.

Veniamo ora al problema specifico delle fotografie di monumenti: "Il problema chiaramente non riguarda le opere considerate beni culturali, ossia aventi più di cinquant'anni e di interesse culturale che si trovano in consegna nei musei o negli altri luoghi della cultura, le quali possono essere riprodotte ai sensi e con i limiti previsti dagli art. 107 e 108 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio".

Più avanti si precisa che questi articoli implicano la necessità di un'autorizzazione da parte dell'amministrazione consegnataria e il pagamento di un canone, "salvo che la riproduzione non sia chiesta per scopi personali o didattici e non commerciali)".

Insomma sembrerebbe che Wikipedia possa tranquillamente rimettere online buona parte delle fotografie, mentre non può certo star tranquillo chi ha un sito che anche solo vagamente potrebbe avere fini commerciali (identificabili magari in qualche banner di Google Adwords).

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Dario Meoli (ZEUS)