Pubblicato un documento confidenziale che svela le strategie antipirateria elaborate dall'industria musicale internazionale.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-07-2012]
Un documento della IFPI (la Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica) che sarebbe dovuto rimanere riservato è finito in Rete ed è stato reso noto dal sito TorrentFreak.
Tale documento, che risale all'aprile 2012, contiene la descrizione dei «problemi» e delle «minacce presenti e future» che l'IFPI ritiene di dover affrontare nel campo della pirateria musicale, e le risposte pensate dalla Federazione. L'articolo continua qui sotto.
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In questo campo, l'IFPI afferma di aver intrapreso «azioni strategiche» contro The Pirate Bay, LimeWire e Demonoid, pur senza dettagliarle.
La seconda minaccia proviene dai cyberlocker; la parte più interessante è il diagramma pubblicato e riguardante il 2011, dunque prima della chiusura di Megaupload.
Ebbene, proprio Megaupload, spesso accusato di essere una delle centrali della pirateria mondiale, ha in questo senso un ruolo davvero marginale, mentre la maggior parte degli URL illegali sarebbe ospitata da Filesonic.
La Federazione sostiene di non aver niente contro i cyberlocker in sé, a patto che seguano le regole ossia, nella fattispecie, disporre di un sistema per filtrare attivamente i contenuti illegali, rispondere immediatamente alle richieste di rimozione o, se nessuno dei due metodi è praticabile, chiudere.
I problemi che angosciano l'IFPI non finiscono qui: il rapporto cita anche gli attacchi di phishing e di hacking rivolti verso gli artisti e le major, tramite i quali finiscono in rete le opere inedite (come il caso di Sony ha dimostrato), i siti che fanno scaricare MP3 a pagamento ma illegalmente (per lo più nell'Europa dell'est) e la diffusione dello streaming su piattaforma mobile.
A tutto ciò, la Federazione progetta di rispondere in maniera variegata. Innanzitutto, l'obiettivo è «distruggere le fonti di reddito» di quanti forniscono contenuti di cui non detengono i diritti, cercando la collaborazione delle piattaforme di advertising (Google AdSense e DoubleClick in primis) e dei sistemi di pagamento, da PayPal a VISA, da MasterCard a PhonePayPlus.
Qualora chiudere i rubinetti del denaro non sia sufficiente, o comunque come strategia complementare, il piano prevede l'imposizione agli ISP di un piano affinché blocchino l'accesso ai siti in violazione e mettano sotto controllo, avvertendoli, gli utenti che scaricano in violazione, come la francese dottrina dei tre schiaffi insegna.
Non viene dimenticato, poi, l'immortale blocco dei siti basandosi sull'indirizzo IP o alterando i DNS; l'IFPI non sembra aver colto quanto questi sistemi siano inefficaci, e anzi il rapporto ospita un orgoglioso elenco dei blocchi ordinati dai tribunali dei vari Paesi.
Il motivo di tanta fiducia in questo sistema è spiegato nel testo stesso: sebbene i sistemi per aggirare la censura esistano e non siano pochi «ci sono prove che mostrano come l'uso delle tecniche di aggiramento siamo limitato (tra il 3% e il 5%)».
Il rapporto della IFPI si chiude con una riflessione sull'importanza della collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura per «fornire un addestramento imperniato su esperienze e sfide affrontate "nel mondo reale" anziché concentrarsi sulla teoria».
Per il futuro, il piano prevede un ritocco alla legislazione in materia di copyright; nell'attesa che cià diventi realtà, si suggerisce di adottare, con terminologia sportiva tipicamente americana, «"palle curve e veloci" per avere effetto su operazioni complesse in aiuto alle investigazioni a lungo termine»
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