Crittografia a chiave pubblica ''for dummies''.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-04-2014]
Nelle puntate precedenti del Disinformatico ho segnalato i limiti delle promesse di privacy e di garanzia d'identità dei social network e dei vari sistemi di chat, da WhatsApp a Telegram: in pratica non c'è nessun sistema social, per ora, che sia allo stesso tempo completamente trasparente e ispezionabile (open source), indipendente da un servizio o fornitore centrale e basato su uno standard universale per non avere il problema di convincere i nostri amici e contatti a seguirci nell'adottare un'app specifica.
C'è, però, un sistema di comunicazione via Internet che ha tutte queste caratteristiche. Esiste da prima che ci fossero le app e i social network: è la mail cifrata con la crittografia a chiave pubblica.
Anche se il nome può dare l'impressione che si tratti di una cosa difficile e riservata solo agli smanettoni, in realtà oggi è piuttosto facile da adoperare. Non solo vi consente di comunicare in modo realmente riservato, ma vi permette anche di autenticare i vostri messaggi e quelli altrui.
Tanto per fare un esempio, se tutti usassero la mail autenticata, sarebbero molto più difficili da portare a segno tutte le truffe basate sulle mail false che fingono di provenire da banche o altri servizi e ci invitano a cliccare su un link per confermare la password e in realtà ce la vogliono rubare (phishing).
Se volete un'analogia, la crittografia a chiave pubblica è come una busta che protegge una mail (che altrimenti è leggibile quanto una cartolina) e come un sigillo personalizzato che ne garantisce l'origine.
Interessati? Allora serve una breve introduzione al concetto di crittografia a chiave pubblica. Il limite dei sistemi di crittografia tradizionali è che richiedono che gli interlocutori si scambino un codice segreto prima di poter comunicare in modo protetto. Farlo per ciascuna persona con quale vogliamo comunicare sarebbe un lavoro immenso, e comunque per farlo bisogna già avere un canale segreto o sicuro, per cui diventa un circolo vizioso.
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La crittografia a chiave pubblica risolve il problema usando due chiavi, legate tra loro grazie a della matematica che non faccio neppure finta di capire a fondo (se volete, qui trovate i dettagli). Una chiave è segreta e viene custodita solo dall'utente che l'ha generata, mentre l'altra viene resa pubblica. Sì, sembra paradossale rivelare un pezzo di "password", ma è così.
Questa chiave pubblica viene data proprio a tutti, tanto che viene indicata in coda a ogni mail autenticata o cifrata e c'è chi, come Glenn Greenwald, giornalista legato al caso Snowden, la mette in ogni articolo che pubblica su The Intercept, e serve principalmente per consentire a chiunque di autenticare i messaggi inviati dal suo proprietario e per mandargli messaggi cifrati. Soltanto chi ha la chiave privata può decifrare i messaggi destinati a lui e cifrati con quella chiave pubblica.
Confusi? È normale. In realtà l'uso pratico di questi sistemi è molto automatizzato: una volta che avete installato il software necessario, tutto avviene dietro le quinte, e il modo migliore per capire come funziona questo processo è vederlo in pratica. Vediamo allora come si installa un sistema di crittografia a chiave pubblica aperto e trasparente: GnuPrivacy Guard, che è software libero, gratuito e conforme allo standard OpenPGP e disponibile per tutti i sistemi operativi più diffusi.
Ti invitiamo a leggere la pagina successiva di questo articolo:
GNU Privacy Guard
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