È accaduto a un'avvocatessa che lottava per i diritti delle donne.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-10-2014]
Sequestrata, torturata per cinque giorni e infine uccisa; e i familiari non potranno neppure farle un funerale.
È accaduto alcuni giorni fa a Mosul, in Iraq, a un'avvocatessa "colpevole" di aver criticato su Facebook i jihadisti del Califfato (che poi l'hanno trucidata) per il modo in cui trattano le donne e per averlo fatto su Facebook.
Samira al Nuaimy - questo il nome dell'avvocatessa - era particolarmente attiva su Facebook dove promuoveva i diritti delle donne e delle minoranze e criticava le azioni dell'ISIS, in particolare la distruzione dei siti storici e religiosi considerati eretici.
L'avvocatessa è stata prelevata da casa sua il 17 settembre. Accusata, si era rifiutata di fare atto di pentimento per le opinioni espresse: una Corte islamica dei jihadisti l'ha quindi condannata a morte.
A darne notizia è stato il responsabile della missione dell'ONU a Baghdad, Nikolay Mladenov, aggiungendo che l'episodio è avvenuto il 22 settembre.
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Mladenov ha definito l'uccisione dell'avvocatessa «un crimine rivoltante» e ha rivolto un appello al governo iracheno e alla comunità internazionale, affinché «facciano fronte comune di fronte al pericolo che minaccia la vita, la pace e la sicurezza dell'Iraq e degli iracheni» e perché «facciano tutto il possibile per assicurare alla giustizia gli autori di questi crimini».
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