La Corte di Giustizia della UE ha sentenziato: un link a materiale pirata è già una violazione del diritto d'autore.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-09-2016]
Circa sei mesi fa, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva chiesto al proprio Avvocato Generale Melchior Wathelet un parere su una questione destinata ad avere um impatto importante sull'Internet europea: un link che rimandi a materiale protetto dal diritto d'autore viola il copyright?
La domanda era stata posta dall'editore di Playboy, che intendeva far causa al blog olandese GeenStijl: questo aveva infatti pubblicato i link ad alcune foto sottratte alla redazione della rivista e poi approdate illegalmente in Rete.
L'Avvocato aveva risposto in maniera chiara: un semplice link non costituisce una violazione del copyright.
Un parere, soprattutto uno non vincolante come quello dell'Avvocato Generale, non è però ancora una sentenza e la Corte in questi mesi ha continuato a lavorare sulla questione, giungendo ora a una decisione che ribalta completamente gli argomenti di Wathelet.
Per la Corte di Giustizia, pubblicare un link che rimanda a materiale protetto dal diritto d'autore e illegalmente pubblicato è infatti una diretta violazione del copyright.
Chi ha pubblicato il link, ossia l'editore del blog olandese, «era a conoscenza o sarebbe dovuto essere a conoscenza di questi fatti [ossia che le foto erano state rubate a Playboy, NdR] e del fatto che il detentore dei diritti non aveva acconsentito alla pubblicazione dei lavori in questione sul sito web».
La base giuridica della sentenza sta nella Direttiva 2001/29, il cui articolo 3 precisa che « Gli Stati membri riconoscono agli autori il diritto esclusivo di autorizzare o vietare qualsiasi comunicazione al pubblico, su filo o senza filo, delle loro opere, compresa la messa a disposizione del pubblico delle loro opere in maniera tale che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente»: pubblicando il link, GeenStijl ha violato questa direttiva, «comunicando al pubblico» un'opera in un modo diverso da quello deciso dall'autore.
Prendendo questa decisione, la Corte è cosciente delle potenziali conseguenze sulla libertà d'espressione in Rete. Infatti si affretta a precisare che la libertà d'informazione è «salvaguardata dall'Articolo 11 della Carta» e che è difficile per i singoli determinare la liceità della pubblicazione di un'opera. Tuttavia, ognuno dovrebbe essere in grado di stabilire se un link sia condiviso allo scopo di generare profitti e se chi ha caricato originariamente il materiale lo abbia fatto sapendo che il suo atto violava il diritto d'autore.
Queste precisazioni sono importanti poiché, secondo la Corte, chiunque pubblichi link a materiale illegale e sia a conoscenza di tale illegalità e tragga profitto dal traffico verso il suo sito generato da tale condivisione sta violando la legge.
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Di fronte a questa situazione, le rassicurazioni della Corte circa la salvaguardia della libertà di espressione e informazione appaiono meno salde di quanto non sembrassero inizialmente: per questo motivo pare che ben presto (forse già la prossima settimana) la Commissione Europea introdurrà delle nuove norme relative alla pubblicazione di materiale protetto da copyright.
L'intera vicenda è stata seguita attentamente dalla Electronic Frontier Foundation, la quale ha protestato vigorosamente contro la sentenza affermando che essa «minaccia di mettere in subbuglio migliaia se non milioni di siti web» che a questo punto possono entrare nel mirino dei detentori del diritto d'autore.
La portata della sentenza, secondo la EFF, potrebbe infatti essere anche più ampia di quanto appaia: potrebbe infatti spingere i gestori dei siti a smettere di pubblicare i link e i riferimenti alle fonti per paura di rimandare a materiale pubblicato illegalmente.
Il problema, infatti, è che non è chiaro quanto chi scrive nel web sia tenuto a indagare sulla liceità del materiale linkato: forse le regole che la Commissione renderà prossimamente note faranno un po' di chiarezza.
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