[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-01-2019]
C'è un bug nel modo in cui Google presenta i risultati e tratta gli URL relativi alle ricerche che può essere usato per diffondere informazioni false o, come si usa dire, fake news.
Per capirne la portata è necessario tenere presenti alcune particolari funzioni del motore di ricerca.
Per esempio, bisogna ricordare che dal 2012 Google ha introdotto Knowledge Graph, un box che appare a fianco dei risultati e fornisce alcune informazioni importanti, se presenti, sulla parola chiave.
Per esempio, se si cerca Unicef non soltanto si ottiene in risposta una lista di risultati, ma anche una rapida scheda che fornisce alcuni dati sull'organizzazione.
Nel corso del tempo Google ha poi imparato a fornire direttamente le risposte ad alcune domande comuni - da "Che ore sono" a "Che tempo fa?" - tanto che molti si sono ormai abituati a considerare soltanto l'immediata risposta fornita dal motore, senza approfondire la questione.
Ebbene, di recente è stato scoperto che è possibile approfittare di queste funzioni manipolando gli indirizzi di ricerche presentate nei link.
Infatti, utilizzando certi parametri è possibile costruire un URL che non soltanto mostri la scheda del Knowledge Graph, ma addirittura nasconda i normali risultati della ricerca.
Per esempio, una query non manipolata che chieda a Google Chi è il presidente della repubblica italiana? mostrerà il risultato corretto. Ma non è difficile far sì che un link apparentemente identico - Chi è il presidente della repubblica italiana? - mostri informazioni completamente diverse: cliccare per credere.
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Il trucco sta nella possibilità di condividere il contenuto del box di Knowledge Graph tramite l'apposito pulsante, che fornisce un link abbrevviato. Seguendo detto link si ottiene una pagina di ricerca Google nel cui url è presente il paramentro kgmid seguito da un codice. Aggiungendo questo codice all'URL della ricerca, insieme all'ulteriore parametro kponly si ottiene una pagina di risultati che può essere usate per fare innocui scherzi o indurre nell'errore ignari visitatori.
Naturalmente, un'occhiata non disattenta si accorgerebbe subito di certe manipolazioni, ma l'esperienza insegna che moltissimi tra coloro che navigano nel web prendono per buona la prima informazione trovata e non vanno oltre il titolo di un articolo.
Il problema in sé non è nuovo, dato che era già stato segnalato a dicembre 2017, ma da allora le cose non sono cambiate. Ora sta ricevendo parecchia notorietà, e così Google ha fatto sapere che interverrà quanto prima.
Nel frattempo, non fidatevi ciecamente di nessun link.
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