[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-10-2020]
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Il futuro della conoscenza e gli attivisti della conservazione
Esistono altri progetti moderni che si pongono il problema della conservazione del software e dei materiali digitali per i posteri. Il primo è l'arcinoto Internet Archive (The Wayback Machine); si occupa "in primis" di prendere periodiche "fotografie" di siti web noti su Internet e di archiviarle permanentemente, in modo da mantenere la memoria sia di un sito che della sua evoluzione nel tempo.
E' una risorsa importante perché, anche se non archivia in modo perfetto i siti (non può per esempio salvare bene i siti attivi per via degli script che contengono) può comunque salvare i contenuti testuali e grafici, fino al punto da servire come risorsa autorevole. Nei tribunali e nelle questioni legali ad esempio, viene talvolta utilizzata per stabilire chi ha ragione in procedimenti che abbiano a che fare con la proprietà intellettuale o più semplicemente col comportamento della gente in rete.
In Internet Archive esistono anche altri progetti estremamente interessanti, che si pongono, in maniera diversa, lo stesso obiettivo di conservazione della conoscenza. Internet Archive infatti realizza un archiviazione massiccia di libri e di altri tipi di supporti, di software su floppy, di videogiochi, e digitalizza i supporti analogici in modo da poterli conservare in forma digitale, archiviandoli in maniera ridondante non nel cloud ma su dei server dedicati. A proposito, i server non sono gratuiti, mandategli qualche soldo!
Ricordiamoci delle risorse che tutti i giorni utilizziamo su Internet, e che non sono fornite da Google o di Facebook, ma da persone che le creano e le fanno funzionare per passione o per missione; Wikipedia, Internet Archive, il Progetto Gutenberg (ancora assurdamente censurato in Italia), il Progetto Manuzio; questa gente lavora per voi e per il vostro futuro, lo fa per passione e ha bisogno di soldi; anche pochi euro di donazione per loro sono vitali. Capitelo.
Ma torniamo al GitHub Archive Program e al problema di "rimediare" all'evoluzione e all'obsolescenza dei computer, utilizzando un supporto di memorizzazione dati creato apposta.
Come già detto, si tratta di un nastro di una materia plastica particolarmente durevole, almeno 100 anni, su cui la registrazione viene effettuata in maniera simile a quella delle antiche schede o nastri perforati; per la decodifica di questo nastro non esiste una periferica commerciale; ma insieme agli archivi di software vengono memorizzate anche le informazioni necessarie perché il futuro scopritore di questo archivio possa costruirne una equivalente con le tecnologie del suo tempo.
Tuttavia il software memorizzato, per essere di qualche utilità, dovrebbe poter funzionare su un computer, computer che ormai non esiste più.
Si tratta quindi di rendere il software eseguibile anche per gli "informatici del futuro", e il software, specialmente quello scritto non al giorno d'oggi ma qualche anno fa, non è facilmente trasportabile da un computer ad un altro. Questo perché il software una volta si affidava molto alle peculiari caratteristiche del computer e del sistema operativo su cui girava, per cui non può essere usato se di questo hardware e sistema operativo non si dispone.
Sembra un problema senza soluzione, mentre invece una soluzione esiste e si chiama "emulazione". Molti di noi hanno usato gli emulatori di vecchi computer, come l'emulatore dell'Apple ][ Europlus oppure il progetto Mame, che emula antiche piattaforme di videogame da sala. Questi emulatori sono esempi di un singolo programma che risolve il problema di eseguire tutto il software sviluppato per un certo hardware, ormai non più disponibile.
Ovviamente l'emulatore di un computer è a sua volta un software, e si ricrea quindi la necessità di farlo funzionare su un computer del futuro; tuttavia la dimensione del problema si riduce grandemente, perché un solo emulatore può eseguire tutto il software scritto per un computer, e perché i sorgenti dell'emulatore potrebbero essere scritti con particolare cura in modo da renderlo più facilmente modificabile, interpretabile e installabile su un futuro computer.
Il software di emulazione potrebbe essere archiviato "in evidenza" rispetto al resto, in modo da far entrare anche il vecchio software in formato eseguibile in questo gioco virtuoso del software conservato per i posteri. Un'idea per un nuovo progetto di conservazione? O una copia software del film Contact?
Ma il problema della conservazione del software "vecchio" non si limita all'esecuzione di programmi in formato eseguibile, anche perché la maggior parte del software sviluppato al giorno d'oggi realizza solo un'unica funzionalità, che è molto meno della funzionalità di un'intera applicazione.
Infatti di solito il software viene sviluppato in forma di librerie; la maggior parte dei software che è stato scritto negli ultimi due decenni è in forma di librerie di subroutine, e non di programmi applicativi. Gli applicativi vengono costruiti assemblando le librerie adatte, scrivendo solo una quantità di codice molto limitata.
Quando uno sviluppatore produce il software di una libreria, deve obbligatoriamente porsi il problema di renderlo interpretabile da chi lo utilizzerà; per fare questo deve realizzare, e sopratutto documentare, una Api (Application Programming Interface), cioè un'interfaccia applicativa da utilizzare per fornire alla libreria i dati di input in modo ben documentato, ottenendo i risultati sempre in un formato standard e ben descritto.
Questo è di per sé un modo molto efficace per favorire il riutilizzo del software perché, una volta che si sia risolto il problema di disporre dell'hardware o di un suo emulatore, l'utilizzo di software che preveda l'impiego di una Api diventa particolarmente semplice, tanto è vero che l'informatica moderna ha "naturalmente" adottato questo modo di lavorare.
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Il problema degli eseguibili e quello dei sorgenti non riutilizzabili
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