Ok, lo so, mi sono occupato tante volte della questione Napster che potrei iniziare ad annoiare i lettori più pazienti. D'altronde in moltissimi mi hanno scritto chiedendo chiarezza e il mio parere sulla questione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-11-2000]
Le riflessioni di profste.com
Innanzitutto grazie, per ritenere utile il mio pensiero in merito, quindi procedo con l'esposizione di quella che è la mia percezione del problema e una o due conclusioni. Iniziamo con alcune osservazioni d'obbligo:
1) La gente vuole la musica a prezzi accessibili.
3) Poi arrivarono i Compact Disc, supporto digitale al 100%. L'industria discografica e anche gli appassionati godettero delle novità del nuovo formato e dissero addio ai problemi del vinile. D'accordo, la tecnologia era un po' più costosa, ma la qualità impareggiabile. Addio a fruscii, rumori di fondo e dischi rovinati. Il CD, se tenuto con cura, dura molto più a lungo e permette infiniti ascolti senza perdere in qualità di riproduzione.
4) Intanto i computer diventano più potenti e l'introduzione del CD registrabile (CD-R) e riscrivibile (CD-RW) e la loro progressiva economicità mette paura ai discografici. Oggi moltissima gente può duplicare interamente un CD o solo parti dello stesso, per creare compilation a piacimento. I costi sono inesistenti i CD-R ormai costano 2.000 lire e sono imparagonabili rispetto alle 40.000 lire che gli esosi artisti e discografici pretendono per un CD. Qui interviene la nuova legge sul copyright, che tuttavia permette ai privati di fare copie di riserva di CD di cui possiedono l'originale.
5) Infine arriva Internet e la sua diffusione. Media digitale per definizione. Gli utenti, grazie a programmi Peer to Peer (P2P) come appunto Napster, possono scambiarsi i file. Qui la novità da sottolineare è che i file scambiati non sono solo di tipo musicale, come nel caso di Napster. Ecco quindi il limite di Napster, che rischia di diventare anche la sua condanna: concentrandosi solo sui file musicali è diventato un facile obiettivo dell'industria discografica. Questa contro Napster ha scatenato tutta la sua potenza di fuoco legale (avvocati con parcelle miliardarie che stanno avendo la meglio sulla società di San Mateo).
Tornando alle considerazioni il fatto è che al costo dell'accesso a Internet flat (circa 40.000 lire al mese) gli utenti possono scaricare un'indefinita quantità di musica. Tutto spendendo tanto quanto un solo CD. Veniamo così alle considerazioni che il quadro sopra esposto richiama:
1) A dispetto della presunta o reale illegalità (la questione è troppo complessa per essere trattata qui e anche la nuova legge sul copyright non tiene conto del nuovo media) la gente vuole pagare poco per la musica che ascolta. Ciò anche senza preoccuparsi della perdita di qualità che gli Mp3 portano con sé. Molti non se ne accorgerebbero comunque dato che i loro impianti stereo o PC non sono certo in grado di riprodurre musica a quella elevata qualità audio, che i CD permetterebbero.
2) L'industria discografica mette in vendita per lo più album completi, la gente è così obbligata ad acquistare canzoni che non vuole. In un album "medio", la gente ascolta volentieri due o tre pezzi, non di più. Infatti la decisione di acquistare un CD è basata su due considerazioni: ci sono una o due canzoni belle e si spera che le altre lo siano altrettanto. Raramente ciò accade e la delusione (spesso frustrante) è grande.
3) La gente ama i singoli e le canzoni da sole. Questo formato non è però realmente disponibile, a parte i pochi CD singoli e non tiene conto del fatto che si possa amare una canzone che non è uscita come singolo. Sarebbe bello se un giorno si potesse acquistare per, diciamo 1000/2000 lire (o 1 euro, se preferite) una sola canzone per volta. Si potrebbe addirittura pensare i sistemi CD-MP3 (ma qui sto davvero sognando) come interagenti, anziché concorrenti. Diciamo che io potrei provare una canzone e scaricarla in Mp3 a bassa qualità (128 kbps) per 500 lire e provarla. Se poi mi piace pago l'"upgrade" (le restanti 1500 lire) per averla su CD. Questo scoraggerebbe i cosiddetti pirati, che in realtà sono null'altro che persone comuni, che non hanno i soldi per comprare i CD e amano la musica. Insomma "rubare" musica non converrebbe più a nessuno. Inutile ricordare che la distribuzione di musica via Internet sarebbe molto più economica per l'industria discografica.
4) C'è una prospettiva di mercato lecito per le canzoni singole. Un mercato inesistente (ripeto non parlo di singoli, ma di singole canzoni) che potrebbe fruttare molto ai discografici, se solo fossero meno avidi e più riflessivi. Pensiamo a quelle canzoni che, passato qualche anno non si trovano più da nessuna parte, specie se si abita in zone remote del paese, fuori dai circuiti distributivi. Per non parlare di quei pezzi rari, di gruppi poco noti e non abbastanza famosi da permettersi una distribuzione a livello nazionale. Molte volte ci è capitato di avere in casa dei CD che i nostri amici invidiano dato che "nei negozi non si trovano più". In questi casi si è praticamente obbligati a duplicare quei CD che l'industria discografica non ritiene più degni di essere venduti regalandoli all'amico in questione, senza neanche chiedere il costo (irrisorio del CD-R vergine) e per questo rischiare la galera (nel nostro paese per un reato del genere, grazie alla nuova legge sul copyright, si è puniti come per un omicidio colposo, no comment). L'alternativa è quella di convincere l'amico a desistere e invitarlo ogniqualvolta vuole ascoltare quella certa musica. Follia. Se solo la persona fosse in grado di scaricare quella singola canzone, ad un costo ragionevole, la forma e i modi di far soldi dell'industria discografica cambierebbero per sempre. Dare più scelta ai propri consumatori darebbe un enorme miglioramento all'industria discografica e ai gusti musicali della gente (ora costretta ad acquistare CD contenenti singoli decisi da altri).
5) Se la musica fosse sufficientemente economica e distribuita su Internet scoraggerebbe totalmente la pirateria di cui si parla in questi giorni. La gente si sente spesso fregata e frustrata dal monopolio dell'industria discografica che per decenni ha sottoposto gli amanti della musica ad una specie di ricatto. Questo, ferma restando la mia personale convinzione che si debba sempre restare nei limiti della legalità. Anche se si copia il lavoro di artisti e musicisti, senza pagarlo. Insomma Napster non è una rivoluzione, ma stigmatizza cosa non funziona nell'industria discografica.
Il fatto è che oggi l'industria discografica è poco sensibile ai bisogni della gente ed è concentrata nello sforzo di mantenere quei privilegi e i miliardi di cui ha beneficiato nei decenni passati. Questo deve cambiare e se fatto intelligentemente può portare anche più soldi nelle loro casse di quanti ne abbiano mai avuti. La tecnologia e i computer forzano il cambiamento, volenti o nolenti tutti dovranno fare i conti con la storia.
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