Intervista a Bernardo Parrella e a Rosanna De Rosa.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-07-2004]
In Italia si è parlato molto in del nuovo impegno di partiti e candidati nel Web, visto come un nuovo spazio di partecipazione e non solo come uno strumento di propaganda: abbiamo avuto candidati-blogger (che tenevano un blog per dialogare con simpatizzati ed elettori e il bombardamento pre-elettorale di Sms da parte della Presidenza del Consiglio.
Per capire di più se il rapporto politica-Internet è solo qualcosa di effimero o trendy oppure di più profondo e duraturo abbiamo intervistato Bernardo Parrella e Rosanna De Rosa, fondatori ed animatori di Politicaonline, il maggiore sito-blog specializzato in Italia nell'approfondire il rapporto Web-politica.
ZN: La campagna per la nomination democratica con i blogs pro-Dean, l'uso più intenso dei blog in queste elezioni, a cui la Fondazione Einaudi di Roma ha appena dedicato un convegno, il rapporto Internet-politica in Italia sembra essere vivo e stretto. E' proprio così, è solo un impressione degli addetti ai lavori della Rete, senza fondamento?
"Ne', a ben vedere, poteva o voleva farlo. In Italia, ancor meno concreto e' il rapporto Internet-Politica, al di la' delle vetrine e di casi sporadici alle recenti elezioni, come quello di Cofferati, a tratti analogo all'esperienza Dean. Anche qui, attenzione: oltre al sostegno di una parte della blogosfera nostrana, Cofferati ha fatto sopratutto affidamento a carisma e credibilità personali, costruite in anni di impegno politico "in real life", e su una solida coalizione di partiti".
"Il blog ha cioe' rappresentato un'ulteriore (non certo l'unica) strategia di personalizzazione della politica, laddove però era in qualche modo vincolata al tipo di carica elettiva, appunto, quella di primo cittadino. Il tutto vuol dire semplicemente che ragionare sul potenziale di persuasione di un candidato alla luce del solo utilizzo della variabile tecnologica equivale a rendere un pessimo servizio sia al blog (e al Web in generale) che alla politica. Al primo perchè lo si riduce a strumento di mera propaganda, alla seconda perché la si identifica tout court con la comunicazione."
ZN: Si parla molto di e-democracy, poco di mobile-democracy owireless-democracy, eppure in Italia lo strumento tecnologico multimediale più diffuso, tra tutti gli strati della popolazione, è il cellulare, non il Pc. L'importanza del cellulare come media forse è stata più evidente con i "messaggini elettorali" della Presidenza del Consiglio. Cosa ne pensate?
Parrella-De Rosa: "E' estremamente riduttivo - e pericoloso - ridurre la democrazia elettronica ad una "push button democracy". L'uso dell'SMS fatto dalla Presidenza del Consiglio non ha nulla di democratico, nè la mobile-democracy o la wireless-democracy hanno un qualche senso teorico o pragmatico. Sono concetti di plastica ad uso e consumo della nuova retorica populista. Invece, wireless, SMS e blogosfera possono avere valenze positive in quanto strumenti concreti di partecipazione, attivismo e discussione -- dai casi Dean e Trott in USA alle pressioni (riuscite) per il cambiamento governativo nelle Filippine".
"Il punto cruciale è un altro: se è vero infatti che i canali di comunicazione sono i nervi del potere, allora diventa di fondamentale importanza comprendere come il passaggio da un sistema proprietario e broadcast dell'informazione ad un sistema diffuso e netcast è suscettibile di modificare la configurazione della sfera pubblica. In altre parole, come emergeranno e da chi saranno influenzati i sistemi e le strutture della opinione pubblica mediata dal digitale?"
ZN: Secondo voi l'Ulivo e il centrosinistra in genere hanno compreso il valore dell'e-democracy? lo hanno presente in modo adeguato all'interno del programma e delle modalità organizzative?
Parrella-De Rosa: "Chi ha memoria storica, ricorderà certamente che il primo piano d'azione sul governo elettronico (e le azioni di riforma della PA che ne sono conseguite) è stato avviato dal dicastero di Bassanini e che di democrazia elettronica si è iniziato a parlare addirittura intorno alla metà degli anni '90 in Italia a seguito delle prime esperienze di reti civiche, guarda caso in tanti comuni di sinistra. Ragion per cui è ragionevole ritenere che la sinistra italiana abbia molto ben presente la questione, anche se al momento resta da vedere come ciò possa effettivamente tradursi in esperimenti concreti di partecipazione".
ZN: Perchè è nato Politicaonline e cosa vi proponete con questo sito?
Parrella-De Rosa: "Ci proponiamo di fare cultura sul mondo della cultura e della politica digitale, oggetto troppo spesso di riflessione estemporanea e di eccessiva retorica. Con serietà e pragmatismo, per sfuggire alla chimera della velocità che sta stritolando e comprimendo la capacità di pensiero. E tenendo i piedi per terra, con segnalazioni a tutto campo e dialoghi aperti negli spazi commenti/forum, sulle potenzialita' dello scenario 'glocale' sulla scia delle nuove tecnologie di cooperazione".
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