Un rapporto della Electronic Frontier Foundation segnala la triste offerta dei music store più famosi, bombardati dalle protezioni digitali.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-09-2005]
Il music store online, che doveva essere la rivoluzione internettiana del mercato della musica, si sta trasformando in una gigantesca fregatura. Restrizioni digitali complicate e castranti rendono la vita difficile a chi rispetta le regole imposte dall'alto, pagando senza fiatare. Mentre, fuori da questi circuiti, la pirateria organizzata impazza.
La Electronic Frontier Foundation (EFF) ha pubblicato un rapporto in cui ha affrontato le limitazioni alla fruizione nel settore della musica online.
L'articolo, dal titolo "Il cliente ha sempre torto", mette sotto analisi i diversi sistemi di limitazione dei diritti digitali di Apple, Microsoft, Napster e Real, che, secondo l'EFF, hanno tutti messo in crisi i loro clienti con eccessivi meccanismi di protezione, restringendo le possibilità di usufruire di prodotti regolarmente pagati.
Inoltre, qualunque upgrade verso un lettore non compatibile comporterà semplicemente il dover ricomprare la propria collezione musicale. Analogamente, chi volesse cambiare music store, potrebbe essere costretto a cambiare hardware. Oppure rivolgersi all'amico smanettone. Anche in questo caso, DRM (gestione dei diritti digitali) significa dover infrangere la legge per far valere i propri diritti.
Ancora, tutti i concorrenti presi in esame vendono tracce musicali che permettono al venditore di cambiare i diritti degli acquirenti in qualunque momento. Per esempio, tempo fa Apple permetteva, usando ovviamente solo software proprietario, di copiare le tracce acquisite su dieci computer diversi. Poi, di punto in bianco ha deciso di abbassare a sette, e poi a cinque, questo numero, anche per gli acquisti passati.
Se Montezemolo cercasse di entrare nel vostro garage per sostituire il cambio a cinque marce della vostra Punto con un cambio a quattro rapporti, probabilmente lo caccereste fuori a pedate. Invece Apple e compagnia, pressati dalle major con cui hanno firmato stringenti contratti, si tengono ben stretti questo diritto. E di tanto in tanto lo esercitano.
Non si sottrae alla bordata di critiche neppure l'imborghesita Napster, oggi music store a tutti gli effetti. La versione 2.0 si divide in tre servizi ai clienti, aventi un unico punto in comune: una pesante, complicata, restrittiva gestione dei diritti digitali.
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