I settori in cui l'hacker ha "spaccato". Cosa impedisce all'umanità di estendere queste logiche a tutta l'economia?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-06-2006]
Leggi la seconda parte dell'articolo: l'hacker e la banalizzazione
Parte terza: l'esempio del software libero e della musica
Tutti abbiamo intuito che nel campo del software è avvenuta una grande discontinuità: proprio dove massima è stata l'arroganza del monopolio, è nato un movimento di idee, di persone, che ha sconvolto gli equilibri. È opinione comune che il successo economico di questo modello si basi sul lavoro gratuito di milioni di entusiasti volontari. Questa teoria fa comodo a chi pubblica analisi indipendenti sul Total Cost of Ownership, ma non è la verità.
Al cliente viene offerto un sistema operativo free (linux), con diversi giga di programmi generici, frutto del lavoro di anni per migliaia di persone, un firewall parimenti free, frutto del lavoro di anni per alcune persone, e infine l'installazione e la personalizzazione, poche ore di lavoro di una persona. Il costo dell'operazione compensa soltanto quest'ultima fase. Incredibile.
Paradossalmente, linux e il firewall, le parti più importanti della fornitura, sia qualitativamente che quantitativamente, sono conoscenza condivisa, disponibile ovunque, e quindi acquisibile al minimo prezzo (in questo caso, zero, perché il bene è eminentemente immateriale).
Il lavoro del programmatore, invece, un'inezia, è l'unica parte del prodotto non banale, non ritrovabile altrove, e quindi è l'unica ad avere un valore. Modelli simili di business si trovano anche nel multimedia, soprattutto nella musica, ma anche, in misura minore, nella letteratura e nei film. L'internet veloce, qui più che altrove, ha banalizzato il lavoro dell'editore, un tempo indispensabile per la produzione e la distribuzione dei supporti, ora relegato al ruolo di promoter.
Sono tanti i musicisti che rinunciano a percepire il diritto d'autore dalla Siae, per vendere il loro unico prodotto non banale: l'esecuzione dal vivo. Questa politica, per molti, si sta rivelando conveniente: "Ma quale economia del dono," sono le parole di Sergio Messina, musicista e curatore di Radiogladio, "questo è un vero e proprio business model".
La traccia digitale, banale perché riproducibile e copiabile, viaggia gratuitamente nella Rete,e funge da veicolo promozionale. I musicisti dispensano a pagamento l'unicità delle esecuzioni "live", le apparizioni TV, il sudore e le strette di mano. "Non è beneficienza," insiste Messina, "questo sistema è l'unico conveniente se non sei Vasco Rossi o gli U2. Anche musicisti considerati "arrivati", come gli Elio e le Storie Tese, stanno verificandone il funzionamento".
Ma i beni immateriali non esauriscono le necessità di una comunità di persone. L'hacking non può limitarsi a questi ambiti. Servono cibo, macchine, energia.
Leggi la quarta parte dell'articolo: economia ed ecologia degli hacker
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