Un sito di social networking appena uscito dalla fase di beta testing continua la raccolta di dati tra gli utilizzatori distratti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-01-2008]
Concepito espressamente per raccogliere tutti i dati possibili sugli utenti del web, Spock continua la sua fatica di collezionista nonostante le limitazioni inserite dai responsabili del progetto, più a seguito delle minacce dei vari garanti della privacy che della proteste degli utenti.
L'allarme nasceva dal fatto che in molti si erano visti recapitare un messaggio che li informava di come fossero stati autenticati su Spock da un certo signor Pinco Pallo e che, accettando tale autenticazione avrebbero potuto effettuare ricerche su chiunque risultasse presente sul web, ricevendo le informazioni relative e mettendole in condivisione in rete.
Il fatto che Pinco Pallo fosse il più delle volte un perfetto sconosciuto ha incuriosito qualcuno ma allarmato altri, ottenendo infine che il metamotore modificasse la predisposizione per default di contattare tutti i propri corrispondenti, limitandosi ad aprire una finestra per richiedere un esplicito consenso a portare a termine l'operazione.
La mission dei progettisti tuttavia non sembra fallita e neppure limitata negli effetti, visto che Spock continua nell'ascesa distanziando altri concorrenti come ad esempio ZoomInfo; ma stavolta almeno una parte delle "colpe" sembrano da attribuirsi alla distrazione dei naviganti o alla conoscenza approssimativa della lingua inglese.
D'altra parte il motore presenta anche vantaggi per gli utenti professionali nella sua veste di possibile aggregatore di reti sociali, vista l'efficacia dell'algoritmo di ricerca che sembra in qualche modo derivato da Google.
Uno scanner intelligente acquisisce infatti tutta una serie di paramentri personali degli utenti in rete, li etichetta ed eventualmente li completa, con la collaborazione consapevole o no degli interessati, per poi presentarli al vaglio dell'interrogante, magari forniti di fotografia e indirizzo di casa se disponibili. Miracoli del Web 2.0.
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