Il Ministro Gasparri attacca duramente i vertici Wind: non risponderebbero agli ordini della maggioranza. Ma la Seconda Repubblica non doveva essere all'insegna dell'autonomia dell'Impresa dalla Politica?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-11-2001]
Il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ha sferrato un durissimo attacco ai vertici di Enel e Wind, Franco Tatò, Chicco Testa, Tommaso Pompei.
Gasparri avrebbe detto: "Enel e Wind dovrebbero avere manager migliori" , "I manager di Wind dovrebbero sapere che il loro azionista è l'attuale maggioranza; noi abbiamo nomi, indirizzi, numeri di telefono: dovrebbero chiamarci per conoscere gli indirizzi da seguire".
Un attacco in parte comprensibile: Chicco Testa, prima di diventare Presidente dell'Enel, fu deputato dei Ds; ma Franco Tatò non è il manager che l'attuale Capo del Governo Silvio Berlusconi chiamò alla guida di Fininvest nel momento più buio dell'azienda, e che ne ha risanato i conti, consegnandola in attivo nelle mani dei figli Marina e PierSilvio? Non dovrebbe esserci manager migliore di questo o no?
C'è legittimamente da chiedersi come potranno reagire i mercati internazionali a una privatizzazione in cui il controllo di Wind rimarrà all'Enel, e i manager dell'Enel e di Wind (presenti e futuri) dovranno rispondere agli ordini del Governo. Oltretutto il vero azionista di Wind è il Tesoro e non il Ministero delle Comunicazioni che, dovendo contribuire alla regolamentazione del settore delle Tlc, non può essere contemporaneamente giocatore e arbitro.
Sembrano lontani in tempi in cui i cittadini a stragrande maggioranza votavano, insieme all'abolizione del proporzionale, l'abolizione del Ministero delle Partecipazioni Statali, per ridurre le interferenze dei politici nelle aziende a partecipazione statale.
Sembrano lontani anche i tempi in cui il Governo Ciampi concesse piena libertà e autonomia all'Iri per costituire Telecom Italia, nonostante i Partiti fossero contrari alla soppressione dell'Azienda di Stato per i servizi telefonici, che era diventata "una grande fabbrica" di tangenti miliardarie, come ha accertato la Magistratura con sentenze passate in giudicato e convalidate dalla Cassazione.
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