La flessibilità del lavoro sarà anche inevitabile nella New Economy ma ha dei pesanti costi sociali e umani. Come fare per ridurli, in un provocante saggio di Luciano Gallino.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-11-2001]
Oggi non si fa altro che parlare di flessibilità, in particolare dopo l'uscita del Libro Bianco del Ministro Maroni sul Lavoro e la sua proposta di deroga all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori per permettere alle aziende una maggiore "flessibilità in uscita".
Su questo è appena uscito un librettino di poche decine di pagine ma densissime : "Il Costo umano della flessibilità" del noto sociologo del lavoro Luciano Gallino, per Laterza, al costo di 9.000 lire. Luciano Gallino prende atto del fenomeno della flessibilità, della sua crescente estensione in Italia e della sua ineluttabilità come necessario propellente per le imprese e l'economia.
Al contrario, non si fanno mai abbastanza i conti con i costi sociali e umani di questa flessibilità, che Gallino suddivide in flessibilità quantitativa e qualitativa.
La flessibilità qualitativa è quella interna, dei regimi d'orario e riguarda: il lavoro notturno per 2,7 milioni di lavoratori; il lavoro festivo per 1,8 milioni; il sabato lavorativo per 2,8 milioni; il lavoro straordinario per 1,9 milioni.
Fra i lavori che sono particolarmente interessati da regimi di flessibilità Gallino distingue il "lavoro razionalizzato" in cui inserisce, per esempio, i call-center come nuove catene di montaggio, i centri dell'e-commerce, i lavoratori impegnati nell'aggiornamento in tempo reale di dati e notizie nei portali web.
Per questi Gallino parla dei fenomeni diffusi di intensificazione e densificazione del lavoro (cioè soppressione di ogni pausa nell'orario), che rendono obbligata la flessibilità perchè solo personale giovane, che non superi i 30 anni può reggere certi ritmi; Gallino cita un sito che ben documenta queste situazioni e un altro ricco di testimonianze dei nuovi lavoratori della new economy.
Vi sono poi lavori di media professionalità, come quadri e ruoli di cordinamento, che sono i più a rischio nella new economy; le basse professionalità, come addetti ai servizi di pulizia e ristorazione, sono quelle dove la flessibilità è prevalente: nella new economy, anzichè diminuire come si tende a pensare, sono in crescita. La flessibilità come erosione della sicurezze e precarizzazione del lavoro si allarga anche alle professionalità alte come informatici, pubblicitari, giornalisti.
I costi umani sono insieme all'ansia per l'insicurezza del futuro, all'impossibilità di programmare impegni personali e progetti di vita; il rischio è che si formino sacche sempre più ampie di cittadini tenuti ai margini del mondo del lavoro perché non più giovani e abbastanza flessibili, perché sprovvisti di una adeguata e riconosciuta competenza professionale.
Per attenuare questi costi e ridurre questo rischio Gallino propone associazioni professionali, che aiutino questi lavoratori a costruire fondi di previdenza e di assistenza sanitaria, e li sostengano nell'orientamento e nella ricerca del lavoro.
Gallino, oltre a suggerire che sindacati, imprenditori, comunità locali e Governo prevedano percorsi ad hoc di formazione e aggiornamento professionale, propone un sistema pubblico di certificazione delle competenze professionali che il lavoratore acquisisce nelle sue varie e frequenti esperienze lavorative, che lo accompagni in percorsi di carriera e avanzamento professionale nonostante la mobilità. Insomma, se flessibilità deve essere, c'è flessibilità e flessibilità.
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