Il caso Telecom Italia Sparkle è un altro scandalo che finisce in niente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-04-2010]
Secondo l'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè, lo scandalo Telecom Italia Sparkle non può più fare danni: pochi i danni sul bilancio Telecom 2010, pochi quelli sul futuro; inoltre gli amministratori disonesti sono ormai fuori e per l'ex Ad di TIS, Mazzitelli, verrà chiesta davanti alla prossima assemblea degli azionisti Telecom l'azione di responsabilità.
L'allora amministratore delegato di Telecom e presidente di Telecom Sparkle, Riccardo Ruggiero, è indagato dalla magistratura romana e, probabilmente, in futuro lo sarà anche da quella di Milano per gli aspetti relativi all'evasione fiscale.
Nonostante ciò si ritrova "virtualmente" assolto dai vertici Telecom, e per lui non ci sarà richiesta di azione di responsabilità davanti all'assemblea.
Tronchetti Provera, già in parte coperto dal governo con il segreto di stato per lo scandalo Tavaroli, gode anche di un sostanziale colpo di spugna da parte della sua ex azienda.
Non è un caso che uno dei passaggi più applauditi del discorso di Berlusconi all'assemblea confindustriale di Parma sia stato quello contro i magistrati politicizzati, segno di una insofferenza da parte della classe imprenditoriale del Paese contro queste azioni giudiziarie.
Non è nemmeno un caso che il quotidiano Il Giornale - di proprietà della famiglia Berlusconi - abbia continuato a perorare in prima pagina la causa di Scaglia, secondo loro ingiustamente perseguitato ed imprigionato solo "perchè ricco" dai giudici romani.
Anche Feltri, direttore del Giornale, è stato sospeso dall'Ordine per aver continuato a far scrivere quel Renato Farani espulso dallo stesso ordine per aver partecipato attivamente con il nome in codice "Betulla" alla vicenda dello scandalo Tavaroli come agente dei servizi (cosa incompatibile con lo status di giornalista professionsta).
Se a questo aggiungiamo come il governo Berlusconi (ma anche quello precedente, ndZN) abbia ritardato e boicottato l'avvio delle "class action" - cioè delle cause collettive dei consumatori, che avrebbero potuto fare chiarezza sullo scandalo degli 899, cuore dello scandalo del riciclaggio, i quali hanno portato via agli utenti di tutte le compagnie telefoniche diverse centinaia di milioni di euro - il quadro della "giustizia all'italiana" è completo.
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