La banca dati della Sanità

Le conseguenze dell'approvazione del Decreto Legge 269 sarebbero gravissime: si creerebbe una banca dati centralizzata contenente dati analitici sulla salute dei cittadini. Attraverso i farmaci prescritti e le prestazioni specialistiche ottenute potrebbe essere sempre possibile ricostruire la storia sanitaria di ciascun soggetto.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-10-2003]

Ci scrive il senatore Fiorello Cortiana. Pubblichiamo integralmente la sua lettera.

Entro pochi giorni noi senatori saremo chiamati a discutere del Decreto Legge 269. Oggi ho inviato ai colleghi senatori una lettera perché pongano attenzione sull'articolo 50, che rischia di aprire la strada ad una vera e propria catalogazione di massa della condizione sanitaria di tutti i cittadini italiani, con tutti i rischi connessi per il mantenimento del diritto di privacy per un aspetto così delicato come la salute.

Si tratta di una norma assai pericolosa per molti motivi. Dal punto di vista politico e istituzionale si realizza un'ulteriore concentrazione di potere nel Ministero dell'economia e delle finanze, peraltro con modalità che configurano un'invasione di competenze delle regioni.

Si prevede, inoltre, una nuova carta elettronica, indicata come "apposita tessera" alla fine del comma 1. Sarebbe così accresciuta la confusione già determinata dagli annunci e dalle sperimentazioni della carta d'identità elettronica (Ministero dell'Interno), della carta dei servizi (Presidenza del Consiglio - Ministero dell'Innovazione Tecnologica), della carta sanitaria (Ministero della Salute e alcune Regioni). Per quanto riguarda la concreta fattibilità di questi vari progetti, a parte i conflitti tra le amministrazioni, è il caso di ricordare che proprio in questi giorni il Ministero dell'Interno ha comunicato che la consegna di un milione e mezzo di carte di identità elettroniche, previsto per la fine di questo anno, è slittato al 2004, sì che bisognerà attendere quattro o cinque anni prima che il nuovo documento sia davvero disponibile per quaranta milioni di cittadini.

Dal punto di vista della tutela dei diritti fondamentali le conseguenze dell'approvazione della norma sarebbero gravissime. Si creerebbe una banca dati centralizzata contenente dati analitici sulla salute senza paragone alcuno al mondo.

La prevista conservazione separata dei dati ricavabili dalle ricette e dei dati identificativi dei pazienti attraverso il codice fiscale solo nelle apparenze offre garanzia. Infatti, se le finalità della norma sono quelle indicate nella relazione che accompagna il decreto - "accelerazione della liquidazione dei rimborsi ai soggetti erogatori di servizi sanitari nonché monitoraggio e controllo della spesa sanitaria" -, il codice fiscale dovrebbe essere immediatamente cancellato subito dopo aver accertato se l'interessato ha i requisiti necessari per il diritto all'esenzione. Altrimenti la conservazione di dati, che comunque consentirebbe di risalire agli interessati, dà vita ad un sistema ad alto rischio: attraverso i farmaci prescritti e le prestazioni specialistiche ottenute potrebbe essere sempre possibile ricostruire la storia sanitaria di ciascun soggetto, con violazione non solo del diritto alla riservatezza e alla privacy, soprattutto del fondamentale diritto alla salute.

Quale che possa essere l'esito della discussione in corso, è indispensabile eliminare ogni forma di conservazione dei dati personali ricavati dal codice fiscale o da altri indicatori. Altrimenti ai rischi già indicati, se ne aggiungerebbe un altro, gravissimo, già denunciato quest'anno nella relazione del Garante per la protezione dei dati personali: "E' opportuno ricordare che più volte il Garante ha dato un'interpretazione rigorosa delle norme in materia, quando si intendeva ricorrere a dati sulla salute per realizzare, ad esempio, finalità di lotta all'evasione fiscale. Intendiamo tenere fermo questo orientamento, anche per evitare violazioni del fondamentale principio di eguaglianza tra i cittadini. Se, ad esempio, si costituissero banche dati contenenti tutte le prescrizioni di medicinali con indicazione nominativa delle persone alle quali si riferiscono, si creerebbe un sistema ad alto rischio sociale, al quale potrebbero sottrarsi soltanto coloro i quali decidessero di non utilizzare il Sistema Sanitario Nazionale e di pagare direttamente i farmaci."

Infine, dal punto di vista economico molti sono gli aspetti inquietanti. Un primo grande affare è legato proprio alla nuova tessera, di cui dovrebbero essere predisposti e distribuiti non meno di cinquanta milioni di esemplari. Quali i costi? Quali i tempi? Chi avrebbe l'incarico di produrre le tessere, e con quali procedure?

Vi è poi l'installazione, a cura e spese del Ministero dell'Economia, di apparecchiature e collegamenti telematici "presso le farmacie, i dispensari, i laboratori e gli altri enti di cui al comma 1". Anche qui un altro grosso affare: quali i costi? Quali i tempi? Quali le procedure e le garanzie nelle forniture?

Le apparecchiature e i collegamenti telematici servirebbero a trasmettere al Ministero tutti i dati riguardanti le ricette e le prescrizioni specialistiche. Si tratta di milioni di transazioni al giorni. Altri Affari. Quali vantaggi ne ricaverebbe il gestore della rete telefonica?

Per tutti questi motivi ritengo che l'articolo 50 debba venire soppresso dal Decreto legge 269.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (5)

Ago
Non ha un po' esagerato? Leggi tutto
18-10-2003 12:16

Paolo Spagnolli
Giuste preoccupazioni Leggi tutto
17-10-2003 18:43

Zufolo
a me pare demagogia Leggi tutto
17-10-2003 17:57

Stefano
Come al solito! Leggi tutto
17-10-2003 13:40

Francesco Panzetti
Maggiore chiarezza Leggi tutto
17-10-2003 12:48

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