La lista di persone a favore degli immigrati pubblicata da Stormfront è odiosa soprattutto perché rischia di legittimare la censura del web.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-12-2011]
Le prime pagine di giornali (stampa su carta e online) di oggi si occupano tutte della blacklist di Stormfront, un'organizzazione che si ispira ai principi del Ku Klux Klan, l'organizzazione statunitense che fino agli anni '50 e '60 si macchiò di molti abominevoli delitti contro persone di colore, ebrei e cattolici, in nome della superirità dei Wasp, ovvero gli americani di origine nordeuropea, bianchi e protestanti.
Dopo la strage neonazista di Firenze contro i senegalesi e il pogrom di Torino contro gli zingari, è giusto che l'allarme nei confronti dei fenomeni di razzismo anche sul web sia elevato.
Il problema è che, come è successo recentemente anche per i siti del No-Tav e dei centri sociali, a volte l'allarmismo serve da base per interventi censori e repressivi della libertà di espressione in Rete.
Ad esempio la blacklist di Stormfront: è ingiustificabile ed esecrabile perché incita all'odio nei confronti di chi sarebbe colpevole di essere troppo solidale nei confronti delle persone immigrate, extracomunitari e di colore.
Chi figura poi nella lista? Tutti i ministri del governo Monti: è un segno di confusione mentale perché non si ha notizia di un particolare impegno di Monti e dei suoi ministri a favore degli immigrati. Unica eccezione, il ministro Andrea Riccardi, delegato all'Integrazione che, come esponente della comunità di S.Egidio, si è sempre battutto contro il razzismo e si è recato a solidarizzare con i rom torinesi.
Il sito di Stormfront è quindi più lo specchio di un fanatismo ottuso, che certo può degenerare in gesti inconsulti, ma confuso, farneticamente, e fortunatamente infimo nei numeri dei seguaci.
Il rischio che, in base a episodi come questo, si possa imbastire la solita campagna anti libertà sul web è però forte, più forte dei rischi per l'ordine pubblico che questo tipo di comunicazione on line può generare.
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