La depressione del pirata

Secondo uno studio, le persone depresse sono i maggiori utenti dei sistemi di file sharing.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-05-2012]

pirata depressione

Secondo uno studio realizzato da ricercatori della Missouri University of Science and Technology, le persone che soffrono di depressione sono tra gli utenti più attivi dei sistemi di file sharing.

La ricerca è stata condotta monitorando l'utilizzo della rete del campus universitario da parte di 216 studenti; i risultati così ottenuti sono stati messi in relazione con quelli emersi dal questionario CES-D (che si utilizza per individuare la depressione).

Il dottor Sriram Chellappan, che ha guidato l'indagine, spiega: «Crediamo che lo studia sia il primo che utilizza dati reali per associare l'utilizzo di Internet con i sintomi della depressione. Le ricerche precedenti si affidavano a dei sondaggi, che sono un sistema molto meno preciso di stimare come la gente usa Internet».

Stando ai risultati, chi accusa sintomi di depressione utilizza il file sharing molto più di quanti invece non ne mostrano; d'altra parte, i "depressi" sono anche utenti più attivi di chat e e-mail.

Secondo studi precedenti, inoltre, chi è depresso è anche più portato a fare shopping online, a esagerare nel trascorrere il tempo al computer guardando video, all'utilizzo dei social network, alle scommesse online e a tirar tardi la notte davanti allo schermo.

Non si tratta, insomma, di affermare che il file sharing causa la depressione: semmai, è un modo utilizzato per trovare un sollievo ai propri problemi.

Il dottor Chellappan conclude formulando una proposta: ritiene che possa essere una buona idea la creazione di un software che tenga sotto controllo l'utilizzo di Internet per individuare schemi in base ai quali si possa pensare che un dato utente soffra di depressione.

«Il software sarebbe un sistema economico per invitare gli utenti a cercare l'aiuto di un medico se lo schema del loro utilizzo di Internet indica una possibile depressione» sostiene Chellappan, il quale ne auspica anche l'installazione nelle reti dei campus universitari, così da poter avvisare chi di dovere qualora alcuni studenti mostrino un comportamento sospetto in rete.

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