Un sensore nel cervello per tornare a camminare

Sperimentata sulle scimmie una tecnica per aggirare le lesioni del midollo spinale, e ridare speranza alle persone paralizzate.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-11-2016]

scimmia paralizzata

Un gruppo di ricercatori del Politecnico Federale di Losanna (Svizzera) è riuscito a far camminare di nuovo due scimmie i cui arti inferiori erano paralizzati a causa di lesioni nella colonna vertebrale.

Tomislav Milekovic, capo del team, spiega: «Il midollo spinale è, in un certo senso, un'estensione del cervello», il cui compito è trasmettere gli impulsi dal cervello ai muscoli. La presenza di lesioni, però, blocca i segnali. L'articolo continua qui sotto.

In base a questa premessa, gli scienziati hanno realizzato un'interfaccia artificiale che permettesse al cervello di comunicare con il midollo, aggirando le lesioni tramite una serie di sensori.

Parte di questi sensori sono impiantati nel cervello, dove captano i segnali del movimento. Questi segnali vengono inviati in modalità wireless a un computer esterno, che li decodifica e li invia ad altri sensori impiantati sottopelle nelle vicinanze colonna vertebrale, nella zona deputata al movimento delle zampe inferiori (che corrisponde a quella deputata al movimento delle gambe negli esseri umani).

Due sono le novità importanti introdotte da questo sistema: la prima è la modalità di comunicazione senza fili, la seconda è l'utilizzo di sensori che non sono posizionati direttamente nel midollo spinale (operazione rischiosa) ma semplicemente nello strato più esterno del midollo.

scimmie paralizzate sensori cervello

Inoltre, i ricercatori spiegano che l'utilizzo di un computer esterno non è essenziale: viene adoperato perché è il modo più semplice per variare i parametri al volo e controllare l'andamento dei test ma nulla vieta, per il giorno in cui questa tecnologia si potrà applicare agli esseri umani che hanno perso l'uso delle gambe, di inviare i segnali direttamente dai sensori del cervello a quelli della colonna vertebrale.

«Non è irragionevole ipotizzare di poter vedere le prime dimostrazioni cliniche di interfacce tra il cervello e il midollo spinale entro la fine del decennio» ha commentato Andrew Jackson, un ricercatore non coinvolto nello studio ma che valuta molto positivamente le scoperte dei colleghi.

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