Nel 2012, su 52 milioni di euro incassati, l'azienda ha versato allo Stato meno di 2 milioni di tasse.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-07-2013]
Facebook, Apple, Amazon e Google hanno diverse cose in comune: tanto per iniziare sono aziende che hanno costruito la propria fortuna grazie all'informatica e sono diventate dei colossi.
C'è però anche altro: tutte queste società nel corso degli anni sono finite nel mirino del Fisco dei vari Paesi in cui operano perché accusate di non pagare tutte le tasse che dovrebbero invece versare.
Il caso più recente è quello di Google Italia: la pubblicazione delle cifre relative al suo fatturato ha fatto gridare allo scandalo, rivelando come anche nel nostro Paese sia in azione un meccanismo di "elusione fiscale" già noto da tempo.
I dati sono abbastanza chiari: nel 2012 Google Italia ha realizzato ricavi per 52 milioni di euro e un utile di 2,5 milioni; le tasse versate al fisco italiano ammontavano a 1,8 milioni, cifra ritenuta troppo bassa.
In tutta questa vicenda il problema per gli Stati - e il lato positivo per Google - è che apparentemente la società di Mountain View non sta facendo nulla di illegale: semplicemente trae vantaggio da tutti gli incentivi possibili messi a disposizione dagli Stati stessi.
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È Google stessa ad ammettere, anche con un certo orgoglio, il funzionamento perfetto di questa strategia fiscale che le permette di pagare poche tasse: «La realtà dei fatti è che la maggior parte dei governi usa gli incentivi fiscali per attrarre investimenti stranieri e ciò crea posti di lavoro e crescita economica. È una delle ragione per cui Google ha stabilito la propria sede europea in Irlanda. Se ai politici non piacciono queste leggi, hanno il potere di cambiarle».
Insomma, sarebbero quegli stessi Stati che adesso si lamentano ad avere offerto sinora a Google la possibilità di comportarsi nel modo in cui si comporta; non è un caso, d'altra parte, che di recente l'OCSE abbia annunciato l'intenzione di creare un piano per limitare o se possibile eliminare queste pratiche.
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