Lenti puntate verso Proxima b, esopianeta terrestre nell'orbita della stella Proxima Centauri.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-09-2016]
Nell'interminabile caccia al "gemello della Terra", di recente un esopianeta si è proposto all'attenzione di tutti grazie alla pubblicazione di uno studio che descrive le osservazioni necessarie per individuarvi la vita e all'imminente lancio di un telescopio che potrebbe dissolvere ogni dubbio.
Il pianeta in questione è Proxima Centauri b, pianeta in orbita intorno alla nana rossa Proxima Centauri all'interno della cosiddetta zona abitabile, ossia a una distanza tale per cui in teoria potrebbe esistere acqua allo stato liquido.
Proxima Centauri b ha anche una massa simile a quella della Terra, ma quello che ancora non sappiamo è se possieda un'atmosfera, condizione imprescindibile perché possa esserci l'acqua e, magari, la vita.
La vicinanza di questo pianeta, posto intorno alla stella più vicina a noi, è sia un vantaggio che una sfida: un vantaggio, perché non ci sono altri esopianeti altrettanto promettenti più vicini; una sfida, perché si trova comunque a 4,25 anni luce di distanza, e l'osservazione è quantomeno problematica.
Un grosso aiuto arriverà nel 2018 dal lancio del telescopio spaziale James Webb: secondo le simulazioni già condotte dai ricercatori, il telescopio Webb potrà confermare la presenza o l'assenza di un'atmosfera.
Non solo: potrebbe anche riuscire a rilevare la presenza di ozono in un'eventuale atmosfera analizzando la luce riflessa dal pianeta. L'ozono infatti assorbe determinate frequenze dello spettro elettromagnetico, e dalla mancanza di queste frequenze i ricercatori potrebbero dedurre la presenza del gas.
La presenza di ozono è particolarmente importante: dato che si tratta di una particolare forma di ossigeno, e che l'ossigeno è fondamentale per la vita, se individuassimo dell'ozono potremmo avere qualche speranza di incontrare forme di vita.
Naturalmente, ci sono diversi fattori che entrano in gioco perché le osservazioni permettano di trarre conclusioni affidabili: per esempio, i ricercatori dovranno essere in grado di determinare l'angolo di inclinazione del pianeta rispetto alla sua stella e sperare che le rocce di Proxima Centauri b emettano abbastanza radiazione infrarossa da facilitare il lavoro.
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In ogni caso, i ricercatori sono ottimisti. «In linea di principio, le osservazioni sono possibili» ha dichiarato Kevin Stevenson, dello Space Telescope Science Institute. «Certo, gli autori dello studio sulla fattibilità delle osservazioni hanno dovuto ipotizzare diversi dettagli, come essi stessi ammettono, sia sul telescopio Webb che sul sistema. Dato però che non troveremo mai un esopianeta potenzialmente abitabile più vicino a noi di Proxima Centauri b, il rischio è certamente giustificato».
Tra le ipotesi formulate dai ricercatori c'è per esempio il fatto che Proxima Centauri b rivolga sempre la stessa faccia verso la stella: ciò significa che, se c'è un'atmosfera, essa diffonderebbe il calore sul resto del pianeta, e il telescopio vedrebbe una distribuzione più uniforme; in assenza di atmosfera, invece, l'impronta termica sarebbe evidentemente molto diversa.
John Mater, uno dei responsabili della costruzione del Telescopio Spaziale James Webb, è però fiducioso: afferma che gli autori dello studio in base al quale sarà condotta l'osservazione di Proxima Centauri b «conoscono ciò di cui parlano», anche se immediatamente dopo il lancio del telescopio la sfida principale sarà verificare che l'apparecchiatura corrisponda alle aspettative.
«Non l'abbiamo certo progettato con questo scopo in mente» ha spiegato ancora Mater. «Dopotutto, abbiamo iniziato a lavorarci 21 anni fa. Non sapremo se il telescopio avrà la stabilità e la sensibilità sufficienti fino a dopo il lancio. Certo, io sono ottimista, dato che non ci risulta che ci sia qualcosa nell'apparecchiatura che possa ostacolare le osservazioni».
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