[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-09-2025]
È stato messo in vendita nel dark web, da parte di qualcuno che si fa chiamare Disease, un database contenente oltre un milione di record associati a utenti di Poste Italiane. Disease ne ha pubblicato l'annuncio su BreachForums, un noto marketplace per dati rubati, offrendo in vendita informazioni personali come nomi, cognomi, codici fiscali, date di nascita, indirizzi email, password in chiaro e numeri di telefono. Per dimostrare la legittimità dei dati, l'hacker ha rilasciato un campione di 16 record: l'analisi, condotta da Andrea Draghetti e pubblicata su LinkedIn, indica che i dati non derivano da un attacco diretto ai server centrali di Poste Italiane ma da log di malware infostealer raccolti da dispositivi infetti degli utenti.
Draghetti ha incrociato gli indirizzi email del campione con database di intelligence come Hudson Rock, uno strumento che aggrega log da malware noti come RedLine, Raccoon e Vidar, rivelando che 15 su 16 email erano già presenti in compromissioni storiche risalenti a periodi precedenti al 2025. Ciò suggerisce che Disease abbia utilizzato credenziali rubate in breach passati per accedere in maniera automatizzata ai profili utente sul sito di Poste, estraendo dati aggiuntivi come codici fiscali e numeri di telefono direttamente dai profili personali. Al momento in cui scriviamo non è stato specificato un prezzo di vendita per l'intero database, ma informazioni simili su BreachForums vengono tipicamente offerti a partire da 0,01-0,05 USD per record, generando potenzialmente ricavi per migliaia di dollari.
Poste Italiane ha risposto rapidamente con un comunicato ufficiale, negando categoricamente un maxi-attacco ai propri sistemi: «Non si è verificata alcuna sottrazione, né trasferimento di dati dai sistemi informativi aziendali. L'operatività e la sicurezza dei servizi digitali non hanno subito compromissioni. Le credenziali pubblicate non provengono da una violazione dei sistemi del Gruppo». L'azienda ha confermato di collaborare con le autorità competenti, inclusa la Polizia Postale, per indagare sulla provenienza dei dati e ha ribadito che i servizi online rimangono pienamente operativi, senza interruzioni segnalate. In una nota inviata ai media, Poste ha sottolineato la priorità alla sicurezza dei clienti, consigliando di non divulgare mai credenziali, cambiare password periodicamente (almeno ogni 3-6 mesi) e evitare l'uso di password riutilizzate su più servizi.
Le implicazioni per gli utenti sono significative, anche in assenza di una violazione diretta. Con oltre un milione di record potenzialmente esposti, i rischi includono phishing mirato (spear phishing), furto d'identità e accesso non autorizzato a conti correnti o servizi SPID legati a PosteID. In Italia, dove Poste gestisce circa il 70% dei pagamenti digitali per pensioni e bollette, un tale leak potrebbe facilitare frodi su larga scala, come trasferimenti bancari fraudolenti o richieste di prestiti con dati falsi. Gli utenti colpiti potrebbero notare attività sospette come login da IP sconosciuti o email di reset password.
La smentita aziendale e le indagini in corso forniscono rassicurazioni parziali, ma è bene che gli utenti si ricordino che il primo livello di protezione è gestito da loro stessi, monitorando gli account e adottando misure di sicurezza efficaci.
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