Bloccati PornHub, OnlyFans e altri 46 siti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-11-2025]

L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato il la lista dei 48 siti che diffondono contenuti pornografici ai quali dal 12 novembre non sarà più possibile accedere tramite semplice autocertificazione della maggiore età. Questa misura attua l'articolo 13-bis del decreto-legge 159/2023, noto come decreto Caivano, che vieta l'accesso da parte di minori a materiali pornografici considerati lesivi per la dignità e il benessere psicofisico, definendoli un problema di salute pubblica.
La delibera AGCOM 96/25/CONS, approvata lo scorso maggio dopo consultazioni con il Garante per la protezione dei dati personali, stabilisce le modalità tecniche e procedurali per una verifica effettiva dell'età, superando i meccanismi inefficaci basati su un semplice clic su Ho almeno 18 anni. L'obbligo si applica a portali con sede in Italia o UE, ma raggiungibili dal territorio nazionale, inclusi giganti esteri come PornHub e OnlyFans. La lista AGCOM include piattaforme di video streaming, condivisione utente e live cam, tra cui PornHub, YouPorn, RedTube, XVideos, XNXX, Xhamster, Chaturbate, Cam4, LiveJasmin, Stripchat, Faphouse, Tiava, Tubegalore, Gaymaletube, Porn.com, Jacquie et Michel, Solo Porno Italiani e Hentai-Ita.
Per i primi 30 giorni dal 12 novembre, i gestori avranno un periodo di grazia per adeguarsi; in caso di mancata conformità, AGCOM ordinerà ai provider Internet di inibire l'accesso, visualizzando un avviso che specifica la limitazione ai maggiorenni. I fornitori di accesso alla rete, come TIM o Vodafone, dovranno bloccare i domini che non si adegueranno, con possibilità di deroga solo su dimostrazione di implementazione dei sistemi richiesti. Questa fase sperimentale potrebbe ampliarsi ma per ora non dovrebbe includere piattaforme generaliste come Telegram, TikTok o Reddit, nonostante la presenza di contenuti simili anche su di esse.
Il sistema di verifica è denominato age assurance e si basa su un processo a doppio anonimato per tutelare la privacy in linea con il GDPR: né i siti né i verificatori terzi possono acquisire o conservare dati personali come nome, età o cronologia di navigazione. L'utente viene reindirizzato a un portale indipendente certificato - gestito da enti come gli operatori telefonici - dove avviene l'identificazione tramite documento o identità digitale, senza obbligo di account. Il portale emette un token digitale (in sostanza, un codice temporaneo) che certifica la maggiore età ma senza rivelare l'identità al sito finale.
Di questo sistema esistono due varianti principali: senza app, con analisi della prova di età e invio del token; e con app che genera il token inquadrando un QR code sullo smartphone, integrabile dal 2026 nel portafoglio digitale europeo con biometria opzionale. Il processo si ripete per ogni sessione, rendendolo farraginoso ma teoricamente efficace contro l'accesso impulsivo dei minori: nelle intenzioni del legislatore questi disporrebbero di limitate capacità tecniche. Come hanno già fatto notare alcuni analisti, ci sono anche diversi maggiorenni - specialmente oltre i 50 anni - che potrebbero venire bloccati da questo sistema, in quanto anch'essi in possesso di limitate capacità tecniche.
AGCOM vieta inoltre esplicitamente la promozione di VPN o di altri bypass, considerandoli «meccanismi di elusione», e impone minimizzazione dei dati per evitare la profilazione. Le sanzioni non sono dettagliate nella delibera ma prevedono l'inibizione progressiva e multe fino a 150.000 euro per violazioni GDPR correlate, con AGCOM che monitorerà l'efficacia.
Associazioni come Altroconsumo lodano il bilanciamento tra protezione e privacy, definendolo un passo verso un web più responsabile; i critici evidenziano invece l'impatto limitato: solo 48 siti su migliaia sono interessati. Ciò potrebbe comportare il rischio di migrazione verso piattaforme meno sicure o verso il dark web.
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