Facebook Places e la fine della privacy

La geolocalizzazione nel social network più usato non piace a chi difende la privacy. Da un lato la pubblicità, dall'altro i malintenzionati minacciano gli utenti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-08-2010]

Facebook Places privacy geolocalizzazione

Come'era prevedibile, il debutto di Places - il servizio di geolocalizzazione lanciato da Facebook - non è piaciuto a chi si occupa di difesa della privacy: troppo invadente, si dice, e distribuito senza il consenso previo degli utenti.

Se Rights Clearinghouse è stata la prima associazione a esprimere le proprie perplessità, ricordando come le informazioni sulla propria posizione possano essere usate da malintenzionati per sapere quando ci si trova, per esempio, fuori città, altri soggetti hanno iniziato a far sentire la propria voce.

La American Civil Liberties Union of Northern California ha sottolineato come non si possa eliminare del tutto questa funzione, ma soltanto limitare l'accesso alle informazioni esclusivamente agli amici.

E se è bene ricordare che, per la condivisione delle informazioni sulla posizione, occorre il consenso esplicito dell'utente (tramite il pulsante Check in) altri (come l'Electronic Privacy Information Center) lamentano come Facebook abbia inserito la nuova funzione senza consultarsi prima con gli utenti.

Una posizione quantomeno curiosa, che sembra voler obbligare gli sviluppatori ad avvisare gli utenti ogniqualvolta decidano di aggiungere nuove opzioni alle proprie applicazioni.

Ogni volta che Facebook compie una mossa potenzialmente lesiva della privacy, insomma, si levano diverse voci di protesta; eppure questa volta il social network sembra essere stato attento e avere fornito agli utenti il pieno controllo su Places.

Se poi proprio questi ultimi non pongono attenzione nel tutelare la propria riservatezza, Facebook si ritrova colpevole solo di aver approfittato della loro ingenuità (probabilmente affine a quell'ingenuità che gli autori di scam e truffe online sfruttano a cadenza pressoché quotidiana).

Interessante sarà vedere come il social network tratterà tutte le informazioni che potrà raccogliere quando Places sarà usato indiscriminatamente, specialmente per quanto riguarda il settore relativamente nuovo della pubblicità non solo personalizzata, ma localizzata: c'è da sperare che sappia utilizzarle senza che gli spot diventino troppo invadenti, e soprattutto che tratti con estrema cura i dati sensibili.

D'altra parte l'idea alla base di Places non è esattamente nuova: Foursquare, per esempio, è un servizio dedicato che da tempo fa proprio ciò che Places ha iniziato a fare ora e che, per inciso, Facebook aveva cercato di acquistare senza successo.

Tuttavia è il potenziale bacino di oltre 500 milioni di utenti (anche se coloro che si collegano quotidianamente via cellulare sono "solo" 150 milioni) a rendere il debutto della geolocalizzazione su Facebook così interessante e, per il numero di persone coinvolte, preoccupante quando si tratta di difendere la privacy.

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