Corte di Giustizia europea, profeta in patria

Dopo la condanna di YouTube ad opera di Amburgo, i giudici di Lussemburgo si confermano l'ultima ruota del carro.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-05-2012]

La Corte di Amburgo ha recentemente condannato YouTube per non aver filtrato alcuni video lesivi dell'altrui copyright caricati dai propri utenti. Il che suona paradossale se si considerano le numerose pronunce della Corte di Giustizia Europea (da ultimo, C. Giust. U.E., C-70/10 del 24 novembre 2011) di segno diametralmente opposto.

I giudici di Lussemburgo infatti hanno da sempre ricordato come la direttiva sul commercio elettronico (n. 31/2000) stabilisca, all'art. 15, che gli intermediari di servizi che operano sul web (ISP o fornitori di hosting) non rispondono delle condotte illecite commesse dai netizen attraverso il servizio stesso (cosiddetto principio di neutralità dell'intermediario o della net neutrality).

Con la condanna, la Corte tedesca ha imposto a Google (proprietario appunto di YouTube) di valersi di sistemi idonei a controllare e poi filtrare i contenuti di volta in volta aggiunti dagli utenti sulla piattaforma web. Ciò in barba anche al fatto che software di questo tipo, che siano anche affidabili, allo stato attuale della tecnica non esistono e, comunque, rischiano di essere lesivi della privacy.

In tal senso, del resto, si è già espresso il Garante europeo per la privacy, riferendosi proprio alle finalità perseguite dall'Acta, il trattato internazionale anticontraffazione.

È lecito, a questo punto, domandarsi a cosa serva la Corte di Giustizia le cui interpretazioni del diritto comunitario, in base ai trattati, dovrebbero essere rispettate dagli Stati Membri se poi ogni tribunale locale decide in perfetta indipendenza intellettuale?

Non dimentichiamo che l'Italia stessa, tra il 2009 e il 2011, ha emesso (soprattutto in sede cautelare) numerose pronunce in evidente contrasto con la net neutrality.

Si pensi alla condanna sempre nei riguardi di Google per i video del Grande Fratello che erano stati caricati dagli utenti sulla piattaforma; o l'altra condanna nei confronti di Yahoo! per i link in esso indicizzati che rimandavano ad altri siti contenenti versioni piratate del film About Elly; o si ricordi ancora il famoso caso "Vividown" che vide condannati tre dirigenti di Google perché alcuni sconsiderati ragazzini, dopo aver filmanto le molestie da loro perpetrate ai danni di un ragazzino down, le caricarono su YouTube.

La Corte di Giustizia, che ha la funzione di ricordare ai tribunali come il diritto comunitario debba essere interpretato, finisce per fare sempre la parte del profeta in patria.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita. Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, inserire un commento (anche anonimo) o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Angelo Greco