Finisce l'obbligo di installare Chrome su Android: Google piegata dalla multa UE

Ma per questo privilegio i produttori di smartphone dovranno pagare.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-10-2018]

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Dopo la multa da 4,3 miliardi di euro subita dall'Unione Europea (e contro la quale sta ricorrendo in appello), Google ha deciso di cambiare il modo in cui le sue app sono distribuite in Europa.

L'accusa lanciata dalla UE era infatti relativa a un abuso di posizione dominante ravvisato a causa dell'obbligo imposto agli operatori telefonici di installare Chrome, il motore di ricerca Google e altre app come predefinite sulla maggior parte degli smartphone Android venduti nel Vecchio Continente.

Punto della questione è il fatto che, fino a oggi, Google imponeva di utilizzare tutta la propria suite di app se si desiderava accedere all'intero ecosistema Android. Amazon, per esempio, ha fatto scelte diverse per quanto riguarda le app installate sui suoi tablet Kindle Fire, ma proprio per questo motivo essi sono tagliati fuori dall'uso di certe funzioni, oppure possono adoperarle con certe limitazioni.

Si capisce quindi come gli operatori si siano sempre piegati alla volontà di Google, non volendo e non potendo vendere ai propri clienti dei dispositivi che potevano apparire come menomati.

La multa ha spinto Google a cambiare idea. A partire dal 29 ottobre cambieranno gli accordi di licenza con gli operatori e i produttori di smartphone e tablet, ai quali sarà consentito di vendere in Europa prodotti con app alternative e non compatibili.

E non finirà qui. Google separerà il motore di ricerca e il browser Chrome dal resto della suite di app (YouTube, Maps, Gmail e via di seguito) per garantire ai produttori una maggiore flessibilità nel decidere che cosa installare, adottando licenze diverse.

Il risultato è che ora operatori e produttori hanno un maggior ventaglio di possibilità tra cui sceglie per decidere che cosa preinstallare sugli smartphone e sui tablet venduti nell'Unione Europea, a partire da scelte apparentemente piccole: per esempio, Bing può diventare il motore predefinito e Firefox fare lo stesso per il browser, eppure il resto della app di Google può continuare a essere presente. La licenza precedente impediva di realizzare uno scenario come questo.

Lo svantaggio? Per avere questo privilegio dovranno pagare, secondo le modalità che le nuove licenze indicheranno. Il tariffario non è stato ancora rivelato, ma è chiaro che Google deve in qualche modo compensare le perdite subite dalle mancate installazioni di Chrome e Ricerca.

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