Yahoo volta la faccia al DRM

Il responsabile di Yahoo! dichiara che l'azienda non intende farsi ulteriormente paladina del Digital Rights Management.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-10-2007]

pupi

Circa una settimana addietro - anche se la notizia è filtrata lentamente e forse con qualche comprensibile titubanza - Ian Rogers ha dichiarato durante una conferenza su pirateria e protezioni a margine del Digital Music Forum West di Los Angeles, che il motore di ricerca non finanzierà oltre lo sviluppo del DRM.

"Non ne possiamo più di assistere agli sperperi di chi insiste nel goffo tentativo di controllare i nostri utenti invece di creare efficienti servizi a loro vantaggio" pare abbia affermato a muso duro. "La vita è breve e io desidero che i consumatori siano contenti invece di spremergli altri soldi e non permetterò che Yahoo! spenda ancora un centesimo per creargli ulteriori ostacoli".

Rogers ha anche chiarito che l'azienda non è mai stata favorevole ai controlli del DRM nei brani musicali, ma che le rappresentanze degli autori ed editori ne avevano imposto la presenza; l'impegno assunto è stato che nessun ulteriore contratto verrà firmato finché le major non avranno accettato la distribuzione delle loro raccolte prive di ogni protezione digitale.

Il dibattito in merito alla tutela dei diritti è acceso negli USA come da noi, solo che gli azionisti di Yahoo! altrettanto realisticamente di quelli di Amazon e altri hanno capito che il sistema è troppo farraginoso e premia i furbi mentre allontana i consumatori onesti; la brusca inversione di tendenza non va quindi assolutamente vista come una tardiva resipiscenza quanto una manovra di marketing imposta dagli eventi.

Anche se si è rifiutato di fornire cifre, pare che i servizi in abbonamento non siano mai decollati e che lo stesso possa dirsi degli analoghi servizi di music on demande di Rhapsody o Napster, mentre ammontano a decine di milioni gli utenti che ogni mese guardano i videoclip gratuiti di Yahoo Music.

Intanto la concorrenza si fa sempre maggiore, attraverso eMusic e iTunes Store di Apple, mentre altri o hanno adottato il formato MP3 o stanno per adottarlo e sono giganti del settore come EMI e Universal Music.

Quanto agli esecutori, pare comincino anch'essi ad averne abbastanza e quando possibile a non rinnovare i contratti di distribuzione con le major e i distributori classici; Radiohead ha bandito una specie d'asta invitando i possibili acquirenti a proporre un prezzo ritenuto equo e pare che la medesima strada sarà seguita da gruppi anche più famosi come ad esempio Oasis o Jamiroquaï.

Giorni contati quindi per il DRM? Forse; o forse assistiamo soltanto ad una pausa di ripensamento, in attesa di una soluzione che salvi capra e cavoli o peggio di una non soluzione che affossi definitivamente il settore.

Da quanto si comprende, gli unici a trarre benefici spropositati sono editori e loro organizzazioni, mentre agli autori arriva solo una frazione del ricavato e ai consumatori resta solo il conto da pagare, se ci riescono.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita. Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui sotto, inserire un commento (anche anonimo) o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA