Un manifesto hacker

Un saggio stimolante di teoria politica: gli hacker come classe dei lavoratori immateriali che lottano contro i padroni dell'industria della produzione culturale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-05-2005]

Wark McKenzie è un sociologo americano, docente di "Cultural and Media Studies" al Lang College della New School University, e ha scritto un saggio, appena uscito in Italia, per i tipi di Feltrinelli, che farà discutere molto: "Un Manifesto Hacker. Lavoratori immateriali di tutto il mondo unitevi!"

Il testo, già nel titolo, riecheggia i famoso "Manifesto del Partito Comunista" di Marx e Engels; peccato che sia ancora di più difficile lettura, spesso oscuro e criptico.

Il messaggio, però, in sintesi è abbastanza chiaro: la classe subordinata della società contemporanea è quella dei lavoratori immateriali, gli "hacker" come li definisce McKenzie, dove per hacker si intende in senso lato, non un pirata informatico, un esperto di computer o uno smanettone super: al contrario, secondo il "Jargon File", il dizionario specialistico dell'hacking, curato da Eric Raymond, è: "Una persona che trae piacere dalla sfida intellettuale di scavalcare o aggirare creativamente dei limiti". L'hacker è quindi il protagonista dell'innovazione per le sue capacità di astrazione, invenzione e sintesi.

Per McKenzie questi lavoratori immateriali, in cui egli stesso si include, sono "gli hacker dell'astrazione. Produciamo nuovi concetti, nuove percezioni e nuove sensazioni, che hackeriamo da dati non ancora elaborati. Qualunque sia il codice che hackeriamo, sia esso linguaggio di programmazione, lingua poetica, matematica o musica, curve o colori, noi siamo coloro che astraggono i mondi nuovi. Qualunque sia il modo in cui scegliamo di rappresentarci, come ricercatori o autori, artisti o biologi, chimici o musicisti, filosofi o programmatori, ognuna di queste soggettività è un frammento di una classe che diviene, a poco a poco, consapevole di sè in quanto tale."

Dunque i lavoratori immateriali come furono gli operai, durante la Rivoluzione industriale, sono la classe rivoluzionaria che deve acquisire la coscienza di sè, della propria funzione, della propria alienazione e liberarsi e lottarse contro lo sfruttamento, per arrivare ad una nuova società. Questo viene così espresso dall'autore: "Gli hacker creano la possibilità per l'ingresso di nuove cose nel mondo. Non sempre grandi cose, e neanche necessariamente buone, ma nuove. Nell'arte, nella scienza, nella filosofia e nella cultura, in ogni produzione di conoscenza in cui possono essere raccolti dei dati, e da cui si può estrarre un'informazione, e in cui da quell'informazione si producono nuove possibilità per il mondo, esistono degli hacker che hackerano il nuovo dal vecchio. Mentre creaiamo questi mondi nuovi non li possediamo. Ciò che creiamo viene ipotecato da altri, e nell'interesse di altri, di stati e corporation che monopolizzano i mezzi per produrre i mondi che scopriamo da soli. Non siamo noi a possedere ciò che produciamo ma il contrario."

Nemica della classe degli hacker è la "classe vettoriale" (ossia i proprietari dell'industria dei media, del software e della conoscenza), che prende il posto della borghesia capitalista nell'analisi marxista: "A differenza dei contadini e degli operai, gli hacker non sono stati, ancora, privati interamente dei propri diritti di proprietà intellettuale, ma devono comunque vendere la propria capacità di astrazione a una classe che possiede i mezzi di produzione. La classe vettoriale (che possiede i vettori della comunicazione e informazione, n.d.r) scatena una lotta senza esclusioni per privare gli hacker della loro proprietà intellettuale. I brevetti e il copyright finiscono tutti nelle mani non dei loro creatori ma di una classe vettoriale che possiede gli struenti per realizzare il valore di queste astrazioni. La classe vettoriale combatte per il monopolio dell'astrazione. Per la classe vettoriale la politica è finalizzata al controllo assoluto sulla proprietà intellettuale attraverso strategie di comunicazione, controllo e comando di tipo militare. Gli hacker si trovano espropriati sia come individui sia come classe".

"A mano a mano che la classe vettoriale consolida il proprio monopolio sui mezzi per realizzare il valore della proprietà intellettuale, essa si confronta sempre più con l'hacker in quanto classe antagonista. Gli hacker finiscono per lottare contro le tariffe da usurai che la classe vettoriale estorce loro per l'accesso alle informazioni che essi stessi producono collettivamente, ma di cui la classe vettoriale si appropria. Gli hacker finiscono per lottare contro le forme particolari in cui l'astrazione viene mercificata e trasformata in proprietà privata della classe vettoriale."

Per questo, sempre secondo McKenzie, i lavoratori della conoscenza devono unirsi a contadini e operai per creare forme di associazione che possano lottare contro la mercificazione e privatizzazione della conoscenza che si regge sul mito della scarsità delle risorse materiali e immateriali e non invece sul fatto che, attraverso la condibisione e cooperazione, queste stesse si possano allargare, possano crescere e soddisfare i bisogni.

Si tratta di una riflessione che ha molto in comune con le teorie di Carlo Formenti, espresse in "Mercanti di Futuro" e del ruolo fondamentale che i lavoratori della conoscenza possono avere nel cambiamento degli assetti economici, sociali, culturali, recependo le istanze più creative e libertarie che la stessa new economy, sia pure in mezzo a contraddizioni, eccessi, degenerazioni, illusioni, ha saputo esprimere, facendo emergere questa nuova classe di programmatori, web workers, creativi.

Scheda
Titolo: Un Manifesto Hacker
Sottotitolo: Lavoratori mmateriali di tutto il mondo unitevi!
Autore: Wark McKenzie
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 11 Euro

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (3)

Diego
Sto Leggendo il libro ... Leggi tutto
4-5-2005 21:24

fred
politichese puro Leggi tutto
4-5-2005 08:06

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