Fallimento di Blu: telefonini muti?

Blu ha circa 2 milioni di clienti e 1.900 dipendenti, ma nessuno sembra disponinibile ad acquistarla, nemmeno a pezzi. Va dunque verso il fallimento il quarto gestore di telefonia mobile in Italia? E' possibile che tra poco più di un mese i telefonini di colpo si zittiscano?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-01-2002]

Blu è un caso interessante per chi voglia capire di più quel fenomeno ambiguo e contradditorio che è la cosidetta New economy.

Blu nasce da una costola della società Autostrade, quando questa è ancora sotto il controllo pubblico dell'Iri, per iniziativa dell'ultimo, forse, dei manager pubblici di rilievo che è Gianfranco Elia Valori.

I partner di Autostrade, che in seguito passerà nelle mani di Benetton ed è guidata dall'uomo che è stato l'artefice del successo di Tim, cioè Vito Gamberale, sono British Telecom, che sta attraversando una fortissima crisi e la Mediaset di Silvio Berlusconi, insieme a una banca pubblica come la BNL.

La licenza per il GSM viene pagata a caro prezzo dalla neonata azienda che viene affidata alle cure di Enrico Casini, manager di successo di Omnitel. Subito si verificano screzi tra Valori e Casini, tra i vari soci, sulle linee di gestione della società.

Nonostante molti osservatori sostengano che il quarto operatore sia arrivato troppo tardi, Blu si fa strada con una politica commerciale aggressiva sia sulle tariffe che sui servizi: un servizio elenco abbonati esclusivo, il servizio dediche musicali, una Segreteria Virtuale unica, un marchio e una pubblicità accattivanti. Inoltre sono stati i primi a lanciare Wap e Gprs.

Quasi due milioni e mezzo di clienti non sono pochi, vista la concorrenza di due corazzate come Tim e Omnitel, nonché di Wind, con dietro la potenza finanziaria dell'Enel.

Ma Blu non deve essere nata sotto una buona stella: i Soci continuano a non andare d'accordo, British Telecom impegolata dai problemi britannici non vuole tirare fuori la maggior parte dei soldi necessari all'acquisto della licenza per l'Umts, i soci italiani non ne vogliono sapere di subentrare agli inglesi.

Mediaset è alle prese con il conflitto di interessi di Berlusconi (da qualche settimana ha ceduto la sua quota a BT), Benetton ha preferito entrare nella cordata guidata dalla Pirelli di Tronchetti Provera per il controllo di Telecom Italia e di Tim.

La gara per l'Umts è stata la cartina di tornasole che questa avventura imprenditoriale sta arrivando alla sua conclusione: voci su una non presentazione alla gara per l'Umts sono sempre più insistenti; la clamorosa e repentina uscita dalla gara appena iniziata provoca la prematura chiusura e il tentativo (non riuscito) del Governo Amato di imputare a Blu i mancati introiti previsti.

Ora Blu è in vendita. Si è parlato, con insistenza, di una sua vendita "a pezzi": a qualcuno le frequenze (che fanno gola a molti vista la saturazione del Gsm), ad altri il marchio e i clienti.

Ma nessuno sembra volerla. E' dunque possibile il fallimento? Il Governo, finora, nelle persone di Gasparri e Marzano, titolari delle Comunicazioni e dell'Industria, ha sentenziato che deve decidere il mercato.

Blu potrebbe fallire: in questo caso cosa ne sarà dei 1.900 dipendenti? I telefonini Blu rimarrano improvvisamente muti? Il diritto alla comunicazione di questi clienti deve essere garantito o il mercato lo tutela comunque, visto il basso costo delle prepagate?

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Pier Luigi Tolardo

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