L'Adsl della discordia

Per Renato Soru, fondatore di Tiscali, non ci sarà mai vera concorrenza sul mercato dell'Adsl senza il riconoscimento di un diritto all'interconnessione per l'Adsl, come già avviene per il traffico voce, sulla rete Telecom ai concorrenti dell'ex monopolista. Secondo Soru la vendita di connettività all'ingrosso, la liberalizzazione dell'ultimo miglio, nel caso dell'Adsl non sono convenienti e rendono inossidabile il monopolio di Telecom Italia.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-07-2002]

Renato Soru, che ha il pregio di non essere troppo diplomatico, sferra un attacco a Telecom Italia: non ci potrà essere vera concorrenza, in fatto di offerta di Internet veloce, cioè soprattutto di Adsl, se non verrà riconosciuto, come già avviene per il traffico voce, un diritto dei concorrenti di Telecom Italia ad ad utilizzare l'interconnessione con la rete Telecom.

Oggi i concorrenti di Telecom Italia possono offrire l'Adsl in due modi: il primo è l'"unbundling del local loop", cioè collocare nelle 1.400 Centrali Telecom Italia un apparato per l'Adsl che, secondo Soru, ha un costo di 45 mila euro per ciascun apparato, un'investimento definito folle dal patron di Tiscali; l'altro modo è aderire all'offerta "Wholesale" di Telecom Italia. Il Wholesale è l'acquisto all'ingrosso di connettività ad alta velocità per poi rivenderla ai propri clienti, con il limite che Telecom Italia obbliga a passare per la propria rete nazionale, mentre Tiscali ne ha, ad esempio, una sua.

Soru ha citato il modello inglese dove l'Oftel (l'Autority per le Comunicazioni britannica) che ha sancito il diritto all'interconnessione per l'Adsl alla rete di British Telecom per i suoi concorrenti, diritto che deve essere garantito entro un mese dalla decisione dell'Autority.

Al momento in Italia l'Autority per le Comunicazioni non ha attribuito la qualifica di operatore dominante per l'Adsl a Telecom Italia, che invece è operatore dominante(più dell'80%) per il traffico voce e quindi è obbligata, in questo caso, a far utilizzare la propria rete ai suoi concorrenti.

Il grosso sforzo di penetrazione sul mercato che Telecom Italia sta portando avanti sull'Adsl con Alice potrebbe, però, far conseguire a Telecom Italia la posizione dominante che temono i suoi concorrenti, anche se, forse, Alice non sta ottenendo i risultati di penetrazione sul mercato che Telecom Italia si attendeva.

Il problema è che mentre il mercato del traffico voce è un mercato più che maturo dove la concorrenza era più che necessaria per abbassare i prezzi e migliorare la qualità, l'Internet ad alta velocità è un mercato che fa fatica a decollare in un Paese dove il boom di internet è giovane e circoscritto ad alcune fasce della popolazione, dove ancora non ci sono contenuti e servizi tali da determinare una domanda di massa per l'Adsl.

In questo caso, forse, più della competizione sarebbe più opportuna la cooperazione: infatti solo, oggi, Telecom Italia garantisce la copertura dell'Adsl per la maggior parte del territorio nazionale e, comunque, con gravi limiti e ritardi: Soru dice che non investirà mai 45 mila euro per portare l'Adsl in una centrale dove ha un solo cliente ma, in molte centrali, anche per Telecom Italia la realtà non è diversa.

Al momento un Progetto per la banda larga su tutto il territorio nazionale è solo quello di Fastweb. Sarebbe certamente più opportuno che il Governo promuovesse con incentivi fiscali un coordinamento e agevolazioni per gli scavi e per la cablatura, investimenti per dotare tutti gli enti pubblici e le scuole di accessi alla banda larga (comunque già allo studio), una società a capitale privato o misto per dotare il Paese di una rete nazionale a fibre ottiche, che tutti i gestori potrebbero utilizzare per la propria offerta. Non sembra che un'idea del genere sia troppo utopistica, o comunque, non lo è più del Ponte sullo Stretto che il Governo si accinge a costruire.

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Pier Luigi Tolardo

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