La Chiesa non lo consente: perché?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-03-2003]
E' cominciata la Quaresima, tempo di riflessione e di penitenza per i cattolici, in cui ci si dovrebbe accostare più frequentemente al sacramento della Confessione, che una volta (prima del Concilio) veniva definito della Penitenza per sottolineare il carattere di pentimento ed espiazione dei peccati.
Oggi la dizione esatta è Riconciliazione perché il sacramento deve essere inteso come un aiuto a far pace con sé stessi, con Dio, con gli altri.
La Confessione, si sa, non è un sacramento di moda: reggono di più Battesimi e Matrimoni in chiesa che gli italiani continuano a chiedere e qualche teologo dice: "prima del Concilio c'era molta confessione e poca comunione, mentre dopo il Concilio si è verificato l'eccesso opposto e hanno stupito molto le lunghe file di giovani che volevano confessarsi, durante il Giubileo del 2000 a Roma".
I teologi parlano spesso di "smarrimento del senso del peccato" che certo va ridefinito poiché oggi i maggiori peccati- o quelli più sentiti come tali - sembrano essere quelli sociali (la guerra, le ingiustizie sociali, il consumismo, l'inquinamento) e non quelli individuali.
Più che la Confessione individuale, i credenti preferiscono la Confessione Comunitaria che però per la Chiesa, non può sostituire la confessione individuale e la conseguente assoluzione.
Tra i giovani sembrerebbe diffondersi l'esigenza di confessarsi via e-mail, Sms, fax, soprattutto tra quelli delle Filippine, il Paese asiatico in cui più massicciamente sono presenti i cattolici con mentalità, cultura e costumi fortemente influenzati dagli Usa.
Secondo il Segretario Generale della conferenza Cattolica, Hernando Coronel, "questo tipo di confessioni non può essere ritenuto valido. Senza vicinanza e contatto diretto non si può impartire un sacramento".
Perché questa preclusione da parte della Chiesa? In fondo se i giovani amano comunicare con il Web e anzi hanno scoperto il gusto della comunicazione con il Web, perché precludergli la possibilità di confessarsi via e-mail o chat con il rischio che si distacchino di più dalla Chiesa?
La vicinanza fisica è proprio necessaria al sacramento tenendo conto anche del fatto che per secoli il penitente ha confessato i propri peccati dietro una grata senza vedere in faccia il confessore e senza essere visto? Non dimentichiamo poi che il sacramento, per chi crede, non è un fatto magico ma spirituale.
Secondo le leggi ecclesiastiche la confessione deve essere auricolare e il segreto deve essere garantito al massimo. E' per questo che già negli anni '70 in America Latina i Vescovi avevano proibito confessioni telefoniche, anche a chi viveva lontano da un sacerdote per molti mesi all'anno, perché nonostante fossero auricolari non si poteva essere certi che nessuno intercettasse la comunicazione.
Il problema della segretezza è particolarmente sentito in Vaticano che ha chiesto ai Vescovi di non usare l'e-mail per porre quesiti riguardo a casi di coscienza gravi e delicati, ma solo la posta tradizionale per timore di incursioni di hacker che potrebbero violare il segreto.
I sacerdoti però stanno calando sempre più anche in Paesi di antichissima cristianità come l'Italia che è sede del Papato, e ci saranno sempre meno preti e sempre più comunità - anche grandi - senza un sacerdote fisso per confessare.
Inoltre mentre la Comunione può essere distribuita anche da un laico o da una suora, nessuno può sostituire un prete nel confessare. Il tema dell'opportunità e della liceità di confessarsi via telematica ritornerà quindi presto di attualità.
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