Conoscere l'altro Referendum del 15 Giugno: No all'Elettrodotto coattivo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-06-2003]
Tra l'opinione pubblica comincia a crescere, anche se in modo molto inadeguato, la conoscenza dell'oggetto di uno dei 2 Referendum a cui si sarà chiamati a votare il 15 Giugno prossimo: quello sull'abolizione del limite dei 15 dipendenti per l'obbligo di reintegro previsto dall'art.18 dello Statuto dei Lavoratori.
Pochissimi invece conoscono l'altro Referendum: quello per l'abolizione della cosidetta "servitù coattiva" (obbligo di passaggio) di Elettrodotto. Questa scarsa conoscenza delle materie a tema dei Referendum è un limite della nostra democrazia e del nostro sistema informativo: infatti un conto è deliberatamente e coscientemente decidere di non partecipare al Referendum, per evitare che venga raggiunto il quorum, come scelta politica fatta con cognizione di causa perché si rifiuta il metodo referendario per affrontare taluni problemi o perché non si ritiene valido nessun risultato possibile, cioè nè il mantenimento delle norme che si ottiene con il No o la loro abolizione se prevalgono i Si, un altro è se non si va a votare per ignoranza o indiferrenza.
Una cosa che molti non sanno, per esempio, è che, in caso di Referendum plurimi, in cui ci siano più schede, l'elettore può ritirare solo una delle schede che gli interessa, essendo solo un fatto organizzativo la votazione in un unico momento e in un'unica sede.
Innanzituuto il Referendum, oltre che dai Verdi, dal Partito Umanista, da Rifondazione Comunista è promosso da associazioni dei consumatori come il Codacons, la Federconsumatori, l'Associazione Consumatori Utenti, dal Movimento Consumatori e da associazioni ecologiste come gli Amici della Terra, GreenPeace, le associazioni del Forum Ambientalista e quelle del Forum Difesa della Salute, insieme ad Attac Italia.
Che cosa si propongono i promotori del Referendum? Vogliono cancellare l'art.119 del regio decreto n°1775 del 1933 e l'art. 1056 del Codice civile che prevedono l'obbligo per ogni proprietario di dare passaggio sui suoi terreni alle condutture elettriche. I promotori sostengono che questo obbligo di passaggio(servitù) era ammissibile nel 1933 quando si trattava di portare l'energia elettrica su tutto il territorio nazionale.
Ora, invece, il mantenimento di questa normativa significa privare il cittadino dei suoi diritti e i Comuni dei poteri di pianificare lo sviluppo del territorio. C'è il rischio concreto che, in seguito alla liberalizzazione dell'energia elettrica, si moltiplichino le centrali elettriche con un proliferare di elettrodotti.
Bisogna impedire ai gestori elettrici vecchi e nuovi di continuare a costruire linee elettriche aeree(meno costose di quelle interrate) che deturpano il paesaggio e inquinano attraversando i paesi e che vengono posate vicino case e scuole. Senza la possibilità di imporre il passaggio i gestori dovranno privilegiare l'interramento delle linee e concordare con i proprietari dei terreni e gli enti locali il passaggio degli elettrodotti.
In questo modo si può lottare concretamente contro i rischi dell'inquinamento elettromagnetico, in base al principio di Precauzione che vuole l'introduzione di misure di cautela per la salute, anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio presumibile.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel caso dei campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti "c'è evidenza sufficiente per invocare il principio di precauzione". L'Istituto Sueriore della Sanità già dal 1995 ha evidenziato la correlazione tra esposizione ed aumento del rischio di leucemia infantile.
Anche l'Agenzia Internazione per la Ricerca sul Cancro(IARC) nel 2001 ha classificato i campi elettromagnetici come "possibilmente cancerogeni per l'uomo". Una vittoria del Si al Referendum potrebbe favorire la revisione della legislazione, attuamente troppo permissiva e centralizzata, per la localizzazione delle antenne della telefonia mobile.
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