Il testo in esame alla Camera prevedeva la possibilità di spiare le comunicazioni di tutti gli italiani.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-03-2015]
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Renzi stralcia i controlli informatici antiterrorismo dal decreto Alfano
È stato varato lo scorso 10 febbraio il "decreto anti-terrorismo", scritto in seguito agli attentati di Parigi con lo scopo di rafforzare le difese italiani contro eventi di quel tipo.
In questi giorni, il decreto è in discussione alla Camera dei Deputati per la sua conversione in legge, ma le polemiche scatenate da una sua parte hanno convinto il Governo a chiedere che il passaggio incriminato venga stralciato.
Nella stesura originale, il decreto inseriva una modifica all'articolo 266 bis del codice di procedura penale, quello relativo all'intercettazione di comunicazioni informatiche o telematiche.
In pratica, stando ai pareri di persone autorevoli come Stefano Quintarelli, dava il via libera al trojan di Stato, ossia alla possibilità di spiare tutti gli italiani.
«Dopo le parole "è consentita l'intercettazione del flusso di comunicazioni relativo a sistemi informatici o telematici ovvero intercorrente tra più sistemi"» - spiega Quintarelli - «sono aggiunte le seguenti: "anche attraverso l'impiego di strumenti o di programmi informatici per l'acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico"».
Tale variazione avrebbe permesso l'utilizzo di software per spiare le comunicazioni in maniera generalizzata, non soltanto verso i sospetti di terrorismo: in pratica, chiunque in base a una qualunque ipotesi di reato avrebbe potuto essere spiato.
L'uso di tali mezzi, continua Quintarelli, è «una delle operazioni più invasive che lo Stato possa fare nei confronti dei cittadini, poiché quella metodologia è contestualmente una ispezione, una perquisizione, una intercettazione di comunicazioni, una acquisizione occulta di documenti e dati anche personali; tutte attività compiute in un luogo, i sistemi informatici privati, che equivalgono al domicilio. E tutte quelle attività vengono fatte al di fuori delle regole e dei limiti dettate per ognuna di esse dal Codice di Procedura Penale».
Di parere analogo s'è detto anche il Garante della Privacy, Antonello Soro, il quale ha ribadito le proprie perplessità circa «l'emendamento che ammette le intercettazioni preventive (disposte dall'autorità di pubblica sicurezza nei confronti di meri sospettati), per i reati genericamente commessi online o comunque con strumenti informatici. Anche in tal caso l'equilibrio tra protezione dati ed esigenze investigative sembra sbilanciato verso queste ultime».
Tutto ciò ha spinto il governo a ritirare quella parte del decreto: pare che sia stato proprio il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a richiederlo. Il viceministro Filippo Bubbico ha spiegato in Parlamento che il governo preferisce «approfondire il confronto e la riflessione sulla intercettazioni telematiche da remoto» prima di intervenire nuovamente in questo senso, cosa che avverrà «nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche».
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Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, non pare soddisfatto di come sono andate le cose: in un'intervista televisiva ha affermato che «la norma proposta nell'emendamento prevedeva le intercettazioni sempre sotto l'autorizzazione della magistratura e per un determinato tipo di reati» e, quindi non in maniera indiscriminata.
Inoltre - ha aggiunto il ministro - «siamo disponibili a restringere il campo solo alle fattispecie terroristiche. La sfida contro il terrorismo non ammette vantaggi per i terroristi».
Per il ministro dell'interno la riforma delle intercettazioni dovrebbe passare attraverso un giro di vite che ponga fine a quelle condotte per contrastare reati secondari rispetto al terrorismo: «Occorre intercettare per scoprire il reato, non il peccato. La nostra idea è di sanzionare molto severamente chi pubblica intercettazioni irrilevanti per l'inchiesta, con multe che disincentivino questo costume».
Per ora l'emendamento che introduceva il trojan di Stato è stato sospeso, ma non è detto che non possa ripresentarsi: quando si metterà mano alla legge sulle intercettazioni (intervento che, come l'intervista al ministro Alfano ricorda, è atteso a breve), potrebbe sempre rispuntare.
L'intervento del governo nello stralciare l'emendamento, come spiega Stefano Rodotà, « resta sempre un semplice passo indietro e per di più provvisorio, perché questa minaccia alla privacy verrà riproposta in sede di disciplina delle intercettazioni. La disinvoltura legislativa dell'uso di un decreto legge per intervenire sui diritti fondamentali è veramente preoccupante. Già era improvvido affrontare così l'argomento, ma adesso complicherà ancora di più l'iter della legge sulle intercettazioni».
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