Le major americane apprezzano i blocchi imposti ai siti, ma vogliono più interventi educativi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-06-2017]
C'era anche il gran capo (seppure uscente) della Mpaa, Chris Dodd, alla presentazione dell'ultima indagine sulla pirateria audiovisiva, realizzata dalla Fapav.
Sebbene in Italia il fenomeno della pirateria sia tutt'altro che marginale, Dodd s'è detto entusiasta di quanto fatto in questi anni, specialmente per quanto riguarda il blocco dei siti web che diffondono materiale illegale.
Allo stato attuale, secondo i dati della Fapav il 39% degli italiani non si fa problemi a trovare contenuti sui circuiti pirata, si tratti di film, serie Tv, eventi sportivi o altro: in totale, ogni anno si commetterebbero nel nostro Paese 669 milioni di atti di pirateria.
Tutto ciò non è poi tanto male se si considera soltanto la pirateria cinematografica, che è calata del 4% dal 2010. È invece disastroso (secondo la Fapav e la Mpaa) dal punto di vista della pirateria delle serie televisive, cui nel 2010 si dedicava soltanto il 10% della popolazione: adesso siamo al 22%.
«La ricerca ci dice che non possiamo abbassare la guardia» ha commentato il segretario generale della Fapav, Federico Bagnoli Rossi.
«Non abbassare la guardia» si traduce, in pratica, nel continuare a bloccare chi diffonde materiale pirata, approvare linee di autoregolamentazione, ma anche avviare «attività educative».
Per quest'ultimo punto Bagnoli Rossi ha ottenuto il sostegno di Dodd: entrambi ritengono che sia necessario educare gli italiani a evitare la pirateria sin da bambini, rivolgendosi con decisione alla sinora ignorata fascia d'età occupata da quanti hanno tra i 10 e i 14 anni.
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«I giovani di oggi sono il futuro dell'industria audiovisiva» ha affermato Dodd. «I giovani devono imparare a rispettare la gente che lavora nei film e in televisione, che nel 96% dei casi non appare mai davanti alla telecamera ma tuttavia lavora dietro le quinte».
«È importante» - ha proseguito Dodd - «educarli e indirizzarli verso la fruizione legale, che crea posti di lavoro e incoraggia gli investimenti».
Oltre all'indottrinamento dei bambini, Dodd suggerisce un'altra ricetta: il potenziamento dell'offerta legale, così che il ricorso alla pirateria sia scomodo, di qualità inferiore e, in definitiva, non conveniente. Se la qualità dell'offerta legale è alta - ragiona il presidente uscente della Mpaa - la gente non si rivolgerà alla pirateria.
In Italia, però, potrebbe esserci qualche difficoltà a far accettare questo pensiero: secondo l'indagine della Fapav, infatti, l'89% dei "pirati" italiani è perfettamente soddisfatto della qualità dei film scaricati, e addirittura l'89% di loro approva la qualità delle serie televisive in versione pirata.
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