La moneta virtuale nata nel 2009 e attualmente ai vertici delle transazioni di cambio monetario sarebbe nel mirino dei pirati informatici. Gli economisti ne prevedono la conflagrazione deflattiva.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-04-2013]
L'indice di capitalizzazione del Bitcoin, la moneta digitale, ideata qualche anno addietro da Satoshi Nakamoto, qualche giorno fa ha raggiunto e sorpassato il miliardo di dollari.
Ma la sospensione a tempo indeterminato di uno dei servizi di cambio Instawallet colpisce come una mazzata tutti quelli che vi hanno affidato i propri risparmi.
Secondo la definizione dell'economia classica, la moneta è "il metro dei valori e l'intermediario degli scambi"; sorprende perciò il picco raggiunto da un succedaneo, fatto interamente di bit, che non si basa cioè su alcuna autorità finanziaria o istituto di emissione che ne garantisca il valore.
Il meccanismo è noto e assai semplice: infatti chiunque può inviare a un qualsiasi corrispondente estero un tot in moneta nazionale, convertendolo di comune accordo in "n" Bitcoin su uno qualsiasi dei mercati finanziari su avvengono gli scambi monetari. Ricevuto l'accreditamento, il destinatario potrà a sua volta riconvertirlo nella valuta convenuta.
La validità dell'innovazione consiste nell'evoluzione del cambio traiettizio che pur in epoca di operazioni bancarie in tempo reale appare farraginoso e soprattutto fin troppo trasparente a un fisco sempre più occhiuto e invasivo. Si basa infatti sulla decentralizzazione degli operatori e sulla crittografia avanzata delle transazioni in un periodo in cui sembra periglioso l'affidarsi alle classiche istituzioni finanziarie.
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La crisi di Cipro ha insegnato come ai risparmiatori sia agevole sfuggire ai prelievi tributari forzosi e al blocco dei prelievi presso le banche affidatarie, indipendentemente dai divieti, dalle confische e dai paletti posti dalle autorità politiche e finanziarie di una qualsivoglia nazione, per trasferire agevolmente moneta anche all'altro capo del mondo.
In teoria, il Bitcoin si presenterebbe quindi come il nuovo valore-rifugio al posto (o a fianco) dell'oro, nonostante i costi e l'incompetenza spesso messi di traverso da alcune banche, anche perché è impossibile crearlo dal nulla mediante la semplice stampa di cartamoneta o l'emissione di titoli di credito, ambedue tra l'altro generanti inflazione e quindi deprezzamento in valore d'acquisto del valore edittale portato dal titolo.
Tuttavia alcuni economisti hanno fatto notare che lo stato del Bitcoin è assai ambiguo, metà moneta e metà "materia prima" in quanto oggetto (virtuale) utile allo scambio.
Il valore di qualsiasi materia prima è soggetto alla quantità disponibile sul mercato e per di più è vittima delle solite manovre speculative; e il volume giornaliero di scambio dei bitcoin raramente supera i 20 milioni di dollari mentre il totale del valore dello scambio giornaliero mondiale è stimato superiore alle 200.000 volte tale cifra.
Se abbiamo in ipotesi un lingotto d'oro del valore di 100.000 euro, mentre il Bitcoin ha il valore internazionale di 10 euro, il valore di scambio sarà di 1 a 10, cioè di 10.000 Bitcoin. Pertanto, se il valore del bitcoin salisse a 100 euro, il lingotto d'oro scenderebbe a 1.000 Bitcoin; e viceversa.
Pare tuttavia che i possibili effetti deflazionistici in area Bitcoin sarebbero assai remoti, in confronto al pericolo creato dai pirati informatici da tempo in agguato.
Da alcuni giorni Instawallet, uno dei siti di scambio Bitcoin, a causa di una falla di sicurezza è stato messo offline a tempo indeterminato, creando effervescenza tra gli utenti che valutano attentamente la possibilità di conversioni a brevissimo termine.
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